“La musica penetra nella parte più profonda di noi”. Intervista alla cantautrice TI

Una storia d’amore che non riesce a concludersi è al centro del nuovo singolo della cantautrice TI, al secolo Tiziana Felle, uscito dal 26 maggio su tutte le piattaforme digitali.

 “Programs”, questo il titolo del brano che fa parte dell’ep “Inner” distribuito dall’Angapp Music.

Programs” riflette sull’esistenza di amori che opprimono, da cui non si riesce a liberarsi, amori tossici, amori non reali, che possono davvero fare male. È stato composto e scritto da TI, di cui si apprezzano voce e synth, prodotto da Matilde Davoli, registrato, mixato e masterizzato da Gianluca Caterina. A cura di quest’ultimo anche il primo brano pubblicato, “Rumors”, ed il terzo, “Void Voice”, anch’esso contenuto nell’Ep, che sono stati prodotti, invece, da Simone De Venuto.

Tre, dunque, le tracce di cui si compone “Inner”, un’ep che custodisce la moltitudine della nostra interiorità, le complessità inconsce, le voci, luci e ombre, ciò che ci spinge a fermarci ma anche a pensare di agire e costruire. “Inner” parla quindi di quelle battaglie interiori caratterizzate da emozioni contrastanti.

Ce lo racconta in questa esclusiva intervista TI, artista musicale molto affermata nel panorama musicale pugliese e il cui nome è legato a progetti come i Teclo, gli Skill e i Fabryka.

Chi è Tiziana Felle?

Ah, forse ancora non lo so del tutto…So per certo che è una persona che ama l’arte in tutte le sue forme, ama lasciarsi commuovere dalla bella musica, comporre nascosta nel suo studio, condividere la sua conoscenza e le sue esperienze in ambito musicale con i/le suoi/e studenti/esse e cantare e suonare i suoi brani live cercando di staccarsi il più possibile da tutto ciò che sia terreno.

Quando e come nasce la tua passione per la musica?

Non ho ricordo di un giorno in cui è nato questo mio grande amore. Mia madre mi racconta che molto piccola nella culla davo dei piccoli colpetti di anca a destra e sinistra seguendo il ritmo dei brani. All’età di 8 anni ho imbracciato per la prima volta una chitarra acustica che era più grande di me e un anno dopo suonavo ad orecchio il pianoforte …ho sempre sentito un’attrazione profonda per la musica, ascoltavo tanti generi differenti e restavo affascinata da sonorità per me sconosciute. Certo, ho avuto un’educazione musicale che spaziava dalla musica classica alla musica da film americana, condita con i grandi autori e interpreti degli anni 60. Per contrastare l’indirizzo familiare, ho iniziato ad avvicinarmi prima al pop (Madonna era la mia preferita) e poi sempre più al rock e alla musica sperimentale. Ricordo quando da piccola ascoltai per la prima volta l’Adagietto della 5ª Sinfonia di Mahler, ricordo i brividi sulle mie braccia, oppure quando da adolescente scoprii Blasphemous Rumours dei Depeche Mode o Cascade dei Siouxie and the Banshees.

Da dove trai l’ispirazione dei tuoi pezzi musicali?

Da tutto quello che vivo ogni giorno, da quello che mi scuote, mi commuove, da un dettaglio che mi colpisce, da qualcosa che mi riflettere, da argomenti scomodi, da un brano o dal dettaglio di un suono, da un artista che non conoscevo e che mi apre al nuovo e alimenta la mia conoscenza e mi arricchisce.

Tre aggettivi per definire il tuo Ep da solista “Inner” …

Romantico, malinconico, denso.

Nel tuo singolo Programs affronti una tematica molto attuale e delicata quella degli amori tossici. Come e in che misura la musica può essere veicolo di tematiche che riguardano il mondo dei sentimenti?

La musica è perfetta per veicolare tematiche che riguardano sentimenti ad emozioni. Nasce essa stessa dalle emozioni, da quello che incameriamo dentro di noi, dal nostro passato, da quello che viviamo e dalle nostre reazioni. Credo sia la forma d’arte che maggiormente e in maniera più diretta riesce a penetrare nella parte più profonda di noi, ci fa riaffiorare alla mente ricordi e ci induce a riflettere. In Programs ho voluto parlare di amori tossici, di quegli amori da cui non riesci a liberarti per la troppa fragilità o per un bisogno cieco di essere amati. Non parlo unicamente di situazioni limite, ma di relazioni che apparentemente sembrano sane ma che nascondo sofferenze, tristezza e disagio.

Qual è il genere musicale che meglio ti rappresenta e perché?

Amo tutta la bella musica, non posso rispondere a questa domanda. Non mi piace la definizione di “genere” musicale. L’idea di suddividere in generi la musica è legata un’esigenza pratica e di catalogazione, molto distante dall’idea di arte o musica che, a mio avviso, non può avere confini o essere incasellata. Senza dubbio mi innamoro di ciò che mi commuove e mi emoziona, di una certa malinconia, dell’imprecisione emotiva, del suono etereo, della dissonanza. Non mi lascio affascinare dalla bravura tecnica che a volte mi lascia indifferente. Mi innamoro della ricerca di un suono o di una parola e di quanto questi possano essere comunicativi. Ora, sentimentalmente sono molto vicina alla musica elettronica europea.

Negli ultimi anni hai partecipato a diversi festival a livello internazionale e aperto a grandi artisti del panorama musicale odierno. Un ricordo particolare legato a queste esperienze che vuoi condividere con noi…

Con la mia band Fabryka ho partecipato a molti e bellissimi festival internazionali. Ho due ricordi davvero indelebili: il primo a Shanghai allo Strawberry Festival e il secondo a Barcellona al Primavera Festival. Due esperienze molto diverse ma davvero incredibili. Suonare davanti a così tante persone che ti ascoltano e che condividono con te quella felicità è un’emozione grandissima. Altri due momenti non dimenticherò mai: il nostro concerto di apertura ai Matmos, a Bari per il Festival L’Acqua in Testa, e a Patty Smith per il Giffoni Festival. In entrambi i casi ero visibilmente commossa.

Dagli esordi con i Teclo alla carriera solista. Quanto sei cresciuta artisticamente negli questi anni?

Tutte le esperienze che ho vissuto mi hanno arricchito e nutrito. Ho avuto la fortuna di condividere tanto con i miei amici musicisti, sia da un punto di vista musicale che umano. Mentre continuavo a nutrirmi di musica pop rock, indie ed elettronica, facendo ricerca, leggendo riviste specifiche, cercando di ascoltare il più possibile e suonando in giro sia in Italia che all’estero, ho terminato i miei studi di canto jazz presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli. Il percorso accademico mi ha arricchito tanto; penso alla formazione tecnica e musicale con Gianna Montecalvo la mia docente di canto jazz e il M. Gianni Lenoci che mi ha seguito per i due anni di specialistica in Musica Jazz. I suoi insegnamenti sono stati fondamentali per la mia crescita musicale e creativa, mi ha aperto ad ascolti e mondi che non avrei avuto modo di scoprire da sola, penso a grandi autori jazz del passato, alla musica contemporanea e alla sperimentazione. Credo di essere cresciuta durante tutti questi anni ma ho tanto ancora da imparare e conoscere. Non è possibile fermarsi.

Progetti futuri…

Sto lavorando al nuovo album e parallelamente al live di presentazione dell’Ep Inner. Spero di farlo ascoltare il più possibile.  Sono abbastanza puntigliosa quindi voglio pubblicare qualcosa che davvero mi convinca e mi emozioni, che parli sinceramente agli altri e che rappresenti autenticamente me stessa. 

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *