Tra 10 anni non servirai più: la profezia spietata di Bill Gates sull’AI”
Il mondo che conosciamo sta per finire: l’intelligenza artificiale cancellerà medici e insegnanti. Parola di Bill Gates.
Il conto alla rovescia è iniziato. Entro dieci anni, molte delle figure professionali su cui si regge la nostra società – medici, insegnanti, consulenti – saranno superate da un’intelligenza artificiale evoluta, gratuita e sempre disponibile. A dirlo non è uno sconosciuto guru digitale, ma uno dei pionieri dell’informatica moderna: Bill Gates.
Nel corso di un’intervista andata in onda pochi giorni fa al Tonight Show sulla NBC, il fondatore di Microsoft ha annunciato l’arrivo di una nuova era: quella dell’“intelligenza gratuita”. Un mondo in cui sarà possibile ricevere diagnosi mediche e supporto scolastico ovunque, in qualsiasi momento, senza bisogno di un professionista umano. Una rivoluzione che sembra uscita da un romanzo distopico, ma che secondo Gates è alle porte.
E non è solo questione di efficienza. L’AI, ha detto, non solo sostituirà molte funzioni oggi svolte dagli esseri umani, ma le renderà più rapide, precise e personalizzate. Una macchina non dorme, non si ammala, non sbaglia per stanchezza. Soprattutto, non chiede uno stipendio.
Siamo pronti a vivere in un mondo in cui l’autorità del medico o del professore sarà rimpiazzata da un algoritmo? Dove la consulenza psicologica o legale si svolgerà via app, in pochi clic, magari con una voce sintetica ma rassicurante? Forse no, ma il cambiamento, a giudicare dalle parole di Gates, sarà inarrestabile.
Non è l’unico a pensarla così. Elon Musk, intervistato mesi fa, aveva espresso un timore simile: “Non ho mai visto una tecnologia evolversi così velocemente.” Il paragone con l’avvento dell’elettricità o di Internet regge solo fino a un certo punto. L’intelligenza artificiale non è uno strumento, è un nuovo tipo di mente.
La trasformazione sarà radicale. I mestieri non spariranno tutti, certo, ma cambieranno profondamente. I lavori più esposti saranno quelli basati su conoscenze codificabili, ripetitive, standardizzabili. E a quel punto la domanda non sarà più “l’AI può farlo?”, ma “serve davvero che lo faccia un essere umano?”
Gates cerca di rassicurare, affermando che l’apporto umano resterà fondamentale in molti ambiti, anche per motivi culturali o simbolici. “Probabilmente nessuno vuole vedere delle macchine giocare a baseball”, ha detto scherzando. Ma il sorriso non cancella la sensazione di vertigine.
Perché se l’intelligenza artificiale è già oggi in grado di superare l’essere umano in diagnosi cliniche, sintesi di testi, calcolo, elaborazione del linguaggio, guida di veicoli, cosa resterà alla creatività, all’empatia, alla capacità di giudizio?
La risposta forse non la conosce nemmeno lui. Ma una cosa è certa: la fine di un mondo è già cominciata. E i prossimi dieci anni diranno se siamo stati spettatori o protagonisti del cambiamento.
Vale la pena ricordare che Bill Gates, qualche decennio fa, disse anche che Internet sarebbe stata una moda passeggera.
Articolo pubblicato originariamente in inglese qui.
Intelligenza artificiale, futuro del lavoro, tecnologia, automazione, innovazione,