A Biella cantano Faccetta Nera


Un’eco controversa ha risuonato durante il recente raduno degli Alpini a Biella. Un video amatoriale, rapidamente sui social media, ha immortalato decine di persone in una piazza mentre ascoltavano e cantavano a squarciagola “Faccetta Nera”

un brano risalente all’epoca del regime fascista e delle campagne coloniali italiane.


L’episodio ha immediatamente scatenato un’ondata di polemiche, dividendo l’opinione pubblica e il mondo politico.

Le immagini mostrano un gruppo di persone, molte delle quali indossano il tradizionale cappello alpino, intonare con trasporto i versi della canzone.


La diffusione del video ha riaperto una ferita ancora viva nella storia italiana, riproponendo il dibattito sul rapporto tra la memoria del colonialismo e la cultura popolare.

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso una ferma condanna dell’accaduto attraverso un messaggio sui social media: “Ascoltare e cantare ‘Faccetta Nera’ a un raduno degli Alpini è un fatto gravissimo, una vergogna.

È inaccettabile che si celebri un simbolo di un periodo oscuro della nostra storia, fatto di oppressione e razzismo.

Gli Alpini rappresentano valori di solidarietà e impegno civile che sono l’antitesi di quel passato. Mi aspetto una condanna chiara e inequivocabile da parte di tutte le forze politiche”.

Non si è fatta attendere la replica di esponenti della destra. Il senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, ha dichiarato:


“Trovo pretestuose e strumentali le polemiche su ‘Faccetta Nera’. Si tratta di una canzone popolare che fa parte di un certo repertorio storico.

Non credo che le persone che la cantano al raduno degli Alpini abbiano intenzione di celebrare il fascismo o il colonialismo, ma semplicemente di condividere un momento di goliardia e tradizione. È ora di smetterla con questa caccia alle streghe ideologica”.

Sulla stessa linea si è espresso un consigliere regionale della Lega, che ha commentato: “Si sta montando un caso inesistente.

‘Faccetta Nera’ è una canzone come tante altre, legata a un’epoca passata. Gli Alpini sono persone che amano la patria e i suoi simboli, senza alcuna connotazione politica negativa.

Questa polemica è solo un tentativo di gettare fango su una manifestazione popolare e sentita”.

Non è così.
L’episodio di Biella riaccende un dibattito cruciale sulla memoria collettiva e sull’interpretazione del passato coloniale italiano.

Da un lato, c’è chi sottolinea la necessità di una riflessione critica su un periodo storico segnato da violenze e sopraffazioni.

Dall’altro, c’è chi difende la libertà di espressione e il valore culturale di un repertorio musicale popolare, decontestualizzandolo dal suo significato storico originario.

La vicenda solleva interrogativi importanti sul ruolo delle decontestualizzazioni, manifestazioni pubbliche che inneggiano al fascismo e sulla responsabilità di chi vi partecipa nel veicolare messaggi e simboli.

Mentre le polemiche continuano a infiammare il dibattito politico e sui social media, resta aperta la questione di come conciliare la memoria storica con le espressioni della cultura popolare e dell’identità nazionale.

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