Il presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, Pasquale Stanzione, ha respinto con fermezza le richieste di dimissioni del collegio, definendo le accuse rivolte all’Autorità come “totalmente infondate”.
In un’intervista rilasciata ieri sera al Tg1, Stanzione ha rivendicato la piena indipendenza e autonomia dell’organo, chiudendo la porta a qualsiasi ipotesi di passo indietro.
“Il collegio del Garante non presenterà le proprie dimissioni,” ha dichiarato Stanzione in televisione.
“Le accuse sollevate sono infondate, non vi è mai stata una decisione del Garante assunta per ragioni diverse dall’applicazione della legge in piena indipendenza di giudizio.” Il Garante, infatti, come ha ribadito, agisce autonomamente.
Il presidente ha sottolineato che l’Autorità opera in autonomia, prendendo decisioni che “talvolta sono contrarie al governo, talvolta favorevoli”.
Ha bollato come una “mistificazione che mira a delegittimare l’azione” l’idea che il Garante sia in qualche modo subalterno alla maggioranza di governo, specialmente quando le decisioni prese risultano “sgradite o scomode”.
“Quando la politica può gridare allo scioglimento o alle dimissioni [di un’Autorità indipendente] non è più credibile.”
Le richieste di dimissioni e l’accusa di parzialità hanno trovato il loro detonatore nell’inchiesta del programma televisivo Report e nella successiva sanzione comminata dal Garante alla Rai.
Il provvedimento, che ha colpito la rete pubblica per la diffusione di un audio che riguardava la sfera familiare dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, ha innescato un acceso dibattito politico.
Le opposizioni (inclusi PD, M5S e AVS) hanno chiesto l’azzeramento del collegio, mettendo in discussione la credibilità e l’indipendenza dell’Autorità, in particolare dopo che Report ha sollevato dubbi sui presunti legami politici di uno dei componenti del collegio, Agostino Ghiglia.
A fronte del clamore, le richieste di dimissioni hanno trovato una risposta netta da parte del Governo. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha respinto l’ipotesi di azzeramento, ribadendo che l’elezione del Garante spetta al Parlamento e che l’attuale collegio è stato votato in passato da forze politiche oggi all’opposizione (PD e M5S).
In parallelo, il dibattito si è spostato sulla necessità di una riforma dei criteri di nomina dei membri del Garante.
L’obiettivo sarebbe quello di “blindare” l’indipendenza dell’Autorità elevando i quorum necessari in Parlamento per l’elezione dei quattro membri del collegio, rendendo le nomine meno esposte ai venti della maggioranza di turno.
Nonostante le pressioni e le richieste di intervento politico, la linea del presidente Stanzione rimane chiara: il Garante opera in ossequio alla legge e in piena autonomia di giudizio, e il collegio resta saldo al suo posto.
