Giornata Mondiale della Gentilezza: 3 gesti quotidiani per migliorare le relazioni e sentirsi meglio

Nella frenesia della vita moderna, la gentilezza si rivela un potente motore di cambiamento. Per costruire relazioni autentiche e migliorare il nostro benessere, l’esperto suggerisce tre pilastri fondamentali: l’ascolto sincero, la pratica del Nunchi e della gratitudine.

Il 13 novembre si celebra la giornata mondiale della Gentilezza, che proprio in questo momento storico complicato diventa un promemoria globale sull’impatto positivo che piccoli gesti quotidiani di bontà, gratitudine e solidarietà possano avere a livello sociale, contribuendo a creare un mondo al quale poter essere fieri di appartenere.

In un’epoca fatta di egoismi e violenze, la gentilezza diventa un gesto rivoluzionario che possiamo compiere nel nostro quotidiano a partire dall’essere totalmente presenti e consapevoli in ogni nostra piccola azione e interazione quotidiana” spiega il Dr. Charlie Fantechi, psicologo, psicoterapeuta e punto di riferimento italiano per l’ipnosi scientifica.

Il potere della gentilezza

Ogni giorno, presi dalla frenesia quotidiana e dai nuovi modelli di normalità, compiamo quasi involontariamente dei gesti che hanno delle ripercussioni su chi ci circonda. Esserne consapevoli è già un primo passo per il ripristino di quella gentilezza sana e benefica che ci consente di essere dei colleghi, dei genitori, dei figli e degli amici migliori” prosegue Fantechi.

Ascoltiamo intenzionalmente e sinceramente

In primis, impariamo ad ascoltare intenzionalmente, chi ci sta parlando, senza distrazioni. Purtroppo oggi siamo ormai tutti in qualche misura ossessionati dalla nomofobia “no mobile phobia”, ovvero l’ansia di controllare il cellulare e le sue notifiche continuamente (anche 80 volte in poco più di un’ora secondo lo studio di Censuswide).

Questo aspetto è particolarmente incisivo, nel rapporto genitore–figlio: bastano anche 10 secondi di distrazione durante il gioco o l’ascolto per ridurre l’ossitocina, l’ormone del legame affettivo. Più spesso ciò accade, meno il bambino si sentirà sicuro nella connessione con l’adulto e del suo valore: non solo nella relazione con la madre ma anche in quelle future. Per un cervello in via di sviluppo, un’attenzione poco costante suona come “non sei importante in questo momento”; reiterata nel tempo è causa di ansia e riduce l’autostima.

Un contatto visivo regolare può invece aumentare i livelli di ossitocina fino al 50%, ripristinando quella sicurezza emotiva necessaria a un sano sviluppo psicologico. Questo vale anche all’interno della coppia, nella quale la disattenzione e la mancanza di interesse e di cura per l’altro alimenta la distanza e le incomprensioni. L’attenzione e la presenza diventano dunque un atto di cura e di gentilezza nel confronti degli altri creando un contesto nel quale le persone si sentono viste e considerate.

Nunchi: imparare a leggere l’ambiente che ci circonda    

Questa insolita strategia viene utilizzata in Corea del Sud a partire dai 3 anni, per allenare indirettamente la capacità dei bambini di essere empatici, socievoli e rispettosi dei bisogno altrui. Nella cultura occidentale, solitamente, insegniamo ai bambini il rispetto attraverso le regole imposte da premi e punizioni, mentre l’approccio nunchi prevede di osservare e percepire quel che sta accadendo attorno a noi prima di agire.

Notare chi è in difficoltà, stressato, impaurito o arrabbiato ci insegna che i propri sentimenti non sono sempre al centro di tutto e nemmeno i più importanti. Pensare prima agli altri depotenzia il narcisismo e ci mette in quella modalità di ascolto gentile che nutre una società più sana. Questo crea anche una particolare sensibilità nei bambini e garantisce una miglior comunicazione e una connessione reale con il contesto relazionale. Praticare il nunchi, in definitiva, allena la nostra intelligenza sociale: un approccio gentile e sensibile al mondo e a chi lo abita.

Pratichiamo la gratitudine

Praticare la gratitudine non è solo uno dei rimedi naturali più potenti, per ridurre lo stress, migliorare la qualità del sonno e i sintomi della depressione. È una vera e propria fonte di gentilezza e cura per noi stessi e per gli altri. E non si tratta solo di essere positivi per influire sul nostro umore e le nostre emozioni: l’effetto è molto più profondo e sono le neuroscienze a confermarcelo. La gratitudine, infatti, rimodella direttamente il cervello, stimolando il rilascio di dopamina e ossitocina che aumentano fiducia e felicità, e riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.

Alleniamoci a pensare a 3 cose per cui essere grati alla fine della giornata. Teniamo un diario della gratitudine, esprimiamola verbalmente a voce alta e facciamo delle riflessioni mentali per generare delle emozioni positive che influenzeranno il nostro benessere: la pressione sanguigna si abbassa, l’infiammazione si riduce e si rafforza il sistema immunitario. Esprimere gratitudine fa bene sia a chi la riceve, ma in generale, ci rende persone più solide e resilienti, pronte ad affrontare al meglio le relazioni quotidiane.

Imparare ad ascoltare, praticare il nunchi e la gratitudine non è solo una scelta personale: è un modo per generare benessere collettivo attraverso una nuova gentilezza condivisa. In un mondo sempre più distratto, la vera forza è restare umani e se possibile, gentili”, conclude il Dr. Charlie Fantechi.

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