ACCADDE DOMANI – Paolo Borsellino il 19 gennaio avrebbe compiuto 82 anni

Paolo Emanuele Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio del 1940. Magistrato italiano, il suo nome passa alla storia perché nel pieno della sua carriera, è vittima, insieme ai cinque agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, nella strage di via D’Amelio, avvenuta per mano di Cosa nostra il 19 luglio del 1992
Lui e il magistrato Giovanni Falcone sono considerate le personalità più importanti per la lotta alla mafia in Italia.

Il fratello di Paolo Borsellino 

In una toccante intervista del 2020 per la rivista Antimafiaduemila, Salvatore Borsellino, ingegnere che vive a Milano e fratello del magistrato, ci racconta con una grande vena di malinconia quanto sia triste dover ricordare Paolo solo per la terribile ricorrenza dell’anniversario della sua scomparsa, e quanto sia difficile inoltre provare a immaginare la vita che Borsellino avrebbe potuto e voluto vivere negli anni a venire, e che invece gli è stata strappata con tanta crudeltà. 
È da Salvatore che nasce l’idea della casa di Paolo, un sogno che vede luce nella sua testa in un giorno d’estate. Da allora Salvatore decide che è giusto festeggiare il compleanno di Paolo Borsellino, perché il progetto che è stato realizzato, con la casa, ha il profumo della vita. 

“Per diversi anni, dopo la morte di mia madre, non sono più tornato a Palermo. Per cinque anni, dopo quell’estate del 1992, quando uccisero mio fratello, scesi da Milano molte volte, per stare vicino a mia madre, tornando in quella via D’Amelio che avevo visto nella notte di quel 19 luglio ancora piena di lamiere annerite e contorte.  Cinque, sono stati gli anni che nostra madre ci ha donato prima di raggiungere quel figlio insieme al quale avrebbe voluto morire in quell’esplosione. Questo, infatti, dev’essere stato il suo primo pensiero mentre scendeva – miracolosamente senza riportare alcun graffio – le scale piene di vetri infranti dalla deflagrazione. Forse fu proprio Paolo a sollevarla, forse fu Paolo, mentre usciva dal portone distrutto, a chiuderle gli occhi con la mano per non farle vedere quello che restava del suo corpo.” 
(Salvatore Borsellino, prefazione al libro La Casa di Paolo)

Quando anche l’amata madre viene a mancare, più volte Salvatore si interroga su cosa si possa ancora creare un legame con la Palermo dalla quale è partito ventitré anni prima e riconosce di non avere la stessa volontà di suo fratello, quell’amore e quella forza che ti spingono a voler cambiare le cose.  

La Casa di Paolo

Ma ecco che un giorno, improvvisamente, “camminando per quella via Vetriera lungo la quale tante volte, da bambino, avevo giocato insieme a Paolo, sono passato davanti alla nostra vecchia farmacia.”  Il locale che nei primi anni del 900 si chiama “Farmacia Paolo Borsellino”, con la sua vecchia insegna di legno scuro, è quella del nonno paterno di Paolo, abbandonata in seguito al terremoto del ’68 e diventata con gli anni una bottega di un fabbro.
Salvatore decide di recuperare l’edificio e di farne un centro aperto a tutti, nel quale svolgere attività, e rivolto in particolar modo ai ragazzi del quartiere, nell’intento di farli stare lontani dalla spirale di povertà e criminalità che troppo spesso li trascina.
Così Salvatore sceglie di tenere in vita la memoria di Paolo, che ha sacrificato la sua esistenza per Palermo, facendolo tornare nella sua città, facendo percepire a chiunque avesse varcato quella soglia, la sua forza.
E oggi questa realtà vive, gremita di volontari, di ragazzi e di bambini, in nome del desiderio di insegnare coltivare la vita, di seguire un sogno.  

IL LIBRO: La Casa di Paolo, edito da PaperFIRST, 2020

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