Pistola nel bagno della sede Usb. Il sindacato: “Grave atto intimidatorio”

Perquisizione dei carabinieri nella sede nazionale dell’Usb, a Roma. “L’unica nostra arma è l’organizzazione”.

Dopo una segnalazione, i carabinieri hanno perquisito i locali del sindacato alla ricerca di armi. Pierpaolo Leonardi dell’Esecutivo confederale nazionale, spiega perché si tratta di un grave avvertimento.

La mattina del 6 aprile, verso le dieci, tre carabinieri sono entrati nella sede nazionale dell’Usb, l’Unione Sindacale di base, dicendo che erano arrivate diverse segnalazioni di un’arma nascosta nei locali. Si sono poi corretti dicendo che si trattava di una segnalazione precisa, che diceva anche dov’era nascosta: nello sciacquone del secondo bagno maschile, aperto al pubblico. Nella sede del sindacato transitano ogni giorno molte persone, tra gli sportelli legali, quelli per la casa, il patronato e le numerose riunioni. Nel water è stata trovata una pistola calibro 22 coperta da cellophane e con matricola abrasa. Immediata è stata la reazione dell’Usb. “È un’intimidazione per criminalizzare chi, oggi, si propone fuori dal coro, chi come noi urla di restare fuori dalla guerra, di uscire dalla Nato, di fermare l’invio di armi e alzare i salari dei lavoratori. Un attacco all’Usb ma anche alla democrazia del Paese. È un fatto su cui è necessario un confronto e una discussione” ha spiegato Pierpaolo Leonardi dell’Esecutivo confederale nazionale del sindacato. L’Usb ha anche diversi contrasti con i sindacati confederati ed ha lottato in prima linea in battaglie importanti come quella dei lavoratori dell’Ilva. “Abbiamo fatto molto male al sindacato confederato – ha aggiunto Leonardi – in particolar modo negli ultimi tempi, nei settori strategici, sottraendogli delegati, quadri e iscritti, riproponendo nei luoghi di lavoro un metodo di relazione sindacale fatto di conflitto e non di concertazione e accomodamenti. Siamo molto preoccupati di come la stampa tratterà la vicenda, come cercherà di scoraggiare i lavoratori ad entrare in relazione con noi”.

Tra i tanti motivi per cui si sta tentando di criminalizzare l’Usb, abbiamo chiesto se potrebbe esserci anche la sua relazione con la Federazione Sindacale della Repubblica Popolare di Lugansk, in Donbass. Una relazione che va avanti da molti anni e che ha visto Pierpaolo Leonardi recarsi in Donbass a nome del sindacato, su invito dalla Federazione. “I motivi per attaccarci sono tanti. Sono stato in Donbass nel 2016, ciò che ho visto è stata una distruzione pesantissima. L’Ucraina ha bombardato i civili nelle case e negli ospedali. L’aeroporto di Lugansk era stato raso al suolo, le miniere di carbone attaccate. Ho ricevuto il divieto d’ingresso in Ucraina per cinque anni, perché sarei entrato clandestinamente, essendo passato dalla Russia per entrare in dei territori che l’Ucraina non riconosce”. Poco prima dell’inizio della guerra, la Federazione Sindacale di Lugansk ha ringraziato l’Usb per la solidarietà ricevuta. L’Usb, che ha al suo interno numerose donne ucraine che lavorano come badanti, ha avviato anche una campagna di solidarietà, portando medicine in Ucraina e accompagnando in Italia le persone che scappano dalla guerra. “Aiutiamo chi fugge dall’orrore, al di là che sia del Donbass o dell’Ucraina. Se è possibile aiutare persone in pericolo lo facciamo mettendo a disposizione ciò che abbiamo” ha concluso Leonardi.

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