La Bosnia si trova nuovamente al centro di una crisi politica, con la procura statale che ha ordinato l’arresto del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik.
L’accusa è grave: attentato alla Costituzione. Dodik, presidente della Republika Srpska, è accusato di aver ignorato una convocazione del tribunale e di aver adottato leggi separatiste che minano l’ordine costituzionale del Paese.
La decisione della procura arriva due settimane dopo che Dodik è stato condannato a un anno di carcere per aver sfidato le sentenze di un inviato internazionale per la pace.
La situazione rischia di far precipitare la Bosnia in una nuova fase di instabilità, con il leader serbo-bosniaco che ha già dichiarato di voler ignorare la convocazione del tribunale, definendola una “corte politica”.
La mossa della procura ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre alcuni vedono nell’arresto di Dodik un passo necessario per mantenere l’integrità costituzionale della Bosnia, altri temono che possa alimentare ulteriormente le tensioni etniche e politiche nel Paese.
La Russia, alleata di Dodik, ha già espresso il suo disappunto, definendo la sentenza “ingiustificata”.
L’arresto di Milorad Dodik rappresenta un momento cruciale per la Bosnia, un Paese ancora segnato dalle ferite della guerra degli anni ’90. Mentre la comunità internazionale osserva con attenzione, il futuro della Bosnia dipenderà dalla capacità delle sue istituzioni di navigare attraverso questa crisi senza precipitare in un nuovo conflitto.