Astensionismo e disaffezione al voto: una crisi silenziosa della Democrazia Italiana

Ballottaggi, al voto oggi e lunedì.





Ci troviamo oggi di fronte a una delle sfide più significative per la nostra democrazia: l’astensionismo e la crescente disaffezione al voto. Non si tratta semplicemente di un calo numerico di votanti, ma di un sintomo profondo di un malessere che attraversa il nostro sistema politico e sociale, intensificando così l’astensionismo.

L’Italia, purtroppo, è un caso emblematico di astensionismo, questo fenomeno. Dagli anni ’70, quando l’affluenza alle urne superava regolarmente il 90%, abbiamo assistito a un declino costante. Questo non è un mero dato statistico, ma una vera e propria analisi politica che ci porta a interrogarci sulle ragioni di questa lontananza tra cittadini e istituzioni.


Le cause sono molteplici e interconnesse: dalla perdita di fiducia nei partiti politici, percepiti spesso come autoreferenziali e distanti dalle reali esigenze dei cittadini, alla difficoltà di identificarsi in programmi politici chiari e distinti, fenomeni che alimentano l’astensionismo.

A ciò si aggiunge la crescente sensazione che il proprio voto non abbia un impatto reale, che le promesse elettorali siano puntualmente disattese e che la politica sia sempre più un gioco di potere e meno un servizio alla comunità.

Prendiamo ad esempio le elezioni politiche del 2022 che hanno portato alla vittoria di Giorgia Meloni e del centrodestra.

La sua vittoria non può essere compresa appieno senza analizzare il contesto dell’astensionismo e della frammentazione a sinistra.
Mentre Fratelli d’Italia e i suoi alleati sono riusciti a mobilitare una parte significativa dell’elettorato, la sinistra ha faticato a intercettare il consenso e a ricompattare il proprio campo e ha ceduto all’astensionismo.

Una parte considerevole del suo elettorato storico si è rifugiata nell’astensionismo, o ha espresso un voto di protesta.

È un dato di fatto che molti elettori tradizionalmente di sinistra, delusi o non rappresentati, non sono andati a votare, contribuendo indirettamente al risultato finale.

Questo non significa che il successo di Meloni sia stato solo un “voto contro”, ma che la sua capacità di aggregare e dare risposte (percepite come tali) ha incontrato un terreno fertile in un contesto di stanchezza e disillusione generale, specialmente in un elettorato di sinistra che non ha trovato una proposta convincente e unificante.


E ora, parliamo del prossimo appuntamento elettorale, il referendum dell’8 e 9 giugno che propone ben 5 quesiti. Questi referendum, a differenza delle elezioni politiche, sono strumenti di democrazia diretta che dovrebbero rafforzare il coinvolgimento dei cittadini. Tuttavia, spesso si trasformano in un’ulteriore sfida per la partecipazione estendendo così l’astensionismo.
In Italia, il referendum abrogativo è uno strumento per chiedere l’abrogazione totale o parziale di una legge esistente.

Il suo significato è profondo: è un modo per il popolo di esprimere direttamente la propria volontà su questioni legislative.
Per quanto riguarda i 5 quesiti in agenda, abbiamo assistito a una polarizzazione politica piuttosto netta. La sinistra, nella sua quasi totalità, invita a votare “SÌ” a tutti e cinque i quesiti.

La logica che sottende questa posizione è spesso legata a principi di progressismo, diritti civili, tutela ambientale e maggiore giustizia sociale, cercando di abrogare norme considerate restrittive o ingiuste.


La destra, al contrario, tende a promuovere il “NO” o l’astensione. Le motivazioni sono altrettanto variegate: dalla difesa di valori conservatori, alla salvaguardia di determinate leggi, fino alla convinzione che alcune riforme debbano passare per il Parlamento e non per via referendaria.



E qui arriviamo al punto dolente: l’invito all’astensione. Molti politici, purtroppo, quando non desiderano un certo esito referendario e sanno di non poter mobilitare i propri elettori per il “No”, invitano velatamente o esplicitamente ad “andare al mare”. Questo modo di dire, che invita a disertare le urne, non è nuovo nella politica italiana.


Fu Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano, a usare questa espressione in occasione del referendum istituzionale del 1946 sulla scelta tra Monarchia e Repubblica, esortando la gente a partecipare attivamente e non “andare al mare” e a scegliere la Repubblica.

Successivamente, l’espressione è stata più spesso associata all’invito all’astensione per far fallire il quorum, ovvero la partecipazione minima del 50%+1 degli aventi diritto al voto necessaria perché il referendum sia valido. Se il quorum non viene raggiunto, indipendentemente dai “sì” o “no”, la legge rimane inalterata.


Questo ci porta a un’altra critica fondamentale: la chiarezza espositiva dei quesiti referendari. Troppo spesso, i testi sono formulati in un linguaggio giuridico complesso, difficile da comprendere per il cittadino medio. Questo non solo rende difficile per gli elettori esprimere un voto consapevole, ma li allontana ulteriormente dal processo democratico. Se non si comprende cosa si sta votando, la tentazione di disertare le urne è forte.


La mancanza di trasparenza e semplicità nella formulazione dei quesiti è un ostacolo insormontabile per molti, un deterrente alla partecipazione che alimenta il circolo vizioso dell’astensionismo.

Affrontare l’astensionismo e la disaffezione al voto significa rigenerare il tessuto democratico del nostro Paese. Significa lavorare per una politica più trasparente, più vicina ai cittadini, più capace di ascoltare e di dare risposte concrete.

Significa semplificare i processi decisionali e rendere il linguaggio della politica accessibile a tutti.
Il prossimo referendum è un’occasione per riflettere su questi temi.

Che si scelga il “SÌ”, il “NO” o l’astensione consapevole in situazione di astensionismo, è fondamentale comprendere le ragioni che ci spingono a queste scelte. Solo attraverso una maggiore partecipazione e una ritrovata fiducia nella politica potremo costruire una democrazia più forte e rappresentativa.

Registrati alla newsletter

Per essere sempre aggiornato sulle nostre novità.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.