Napoli, metropoli dal dinamismo ineguagliabile, rappresenta un laboratorio sociale ed economico dove le logiche di mercato si intrecciano con strategie di sopravvivenza spesso estreme.
A Napoli, al di là delle statistiche ufficiali sul PIL pro capite o sui tassi di occupazione, emerge un segmento produttivo e distributivo. Sebbene non sempre contabilizzato, è di vitale importanza per migliaia di famiglie.
Stiamo parlando dell’economia informale, e in particolare il fenomeno dell’ambulante “improvvisato”.
L’Informalità come risposta alla disoccupazione strutturale è molto praticata nella città di Napoli.
Il padre di famiglia si trasforma in venditore ambulante di strada a Napoli senza altre opzioni. Non è semplicemente un caso isolato di micro-imprenditorialità spontanea. È l’espressione di una disoccupazione strutturale. Inoltre, è il risultato di un mercato del lavoro rigido che non riesce a offrire opportunità di impiego dignitoso a fasce significative della popolazione.
L’ attività ambulante non autorizzata diventa un ammortizzatore sociale primario. Si tratta di un meccanismo di auto-sostentamento che, sebbene precario, garantisce un flusso di cassa minimo per beni di prima necessità.
Questi operatori sono spesso privi di capitale iniziale significativo o di accesso al credito formale. Operano con margini esigui e una gestione del rischio elevatissima.
La loro supply chain è rudimentale, basata su acquisti all’ingrosso a basso costo o sul riutilizzo di prodotti. La loro clientela è tipicamente sensibile al prezzo, rendendo il turnover rapido e il margine unitario contenuto.
La loro “competitività” si basa sull’eliminazione dei costi fissi, come affitto, bollette, tassazione. Si avvalgono della flessibilità oraria e di location.
La regolamentazione del commercio ambulante a Napoli pone le istituzioni di fronte a un dilemma complesso. Da un lato, c’è la necessità di garantire la concorrenza leale (tutela degli esercizi commerciali formali). Inoltre, la sicurezza dei consumatori e il gettito fiscale devono essere garantiti.
Le attività informali, per definizione, eludono la tassazione e spesso le normative igienico-sanitarie. Ciò crea distorsioni di mercato e potenziali esternalità negative.
Dall’altro lato, un’applicazione rigida delle normative, con multe e sequestri, rischia di innescare una spirale di impoverimento per individui già ai margini. Spesso l’ ambulante non ha scelta per sopravvivere. Bisognerebbe intervenire per dare loro dignità. Quella che la strada in qualche modo gli toglie, insieme al dovere chiedere e prendersi gli insulti di chi non conosce il suo dramma.
Non si tratta solo di “repressione”. È importante comprendere che per queste famiglie l’attività ambulante non è un’opzione economica tra le tante. È spesso l’unica fonte di reddito immediata.
La coercizione, in questo contesto, può generare non conformità persistente. Un controllo troppo severo rischierebbe di rafforzare il mercato nero anziché favorire una transizione verso l’economia formale.
Per superare questa dicotomia, è imperativo sviluppare politiche che mirino non solo a controllare, ma anche a integrare l’economia informale.
Le prospettive per una soluzione sostenibile richiedono un approccio multidimensionale. Si deve valutare il trade-off tra efficienza economica e coesione sociale.
Semplificazione Burocratica e Fiscalità Agevolata: Creare percorsi di emersione dall’informale significa prevedere regimi fiscali semplificati e ridotti per i primi anni.
Inoltre, si devono adottare procedure amministrative agili per l’ottenimento di licenze. Questo incentivo alla formalizzazione riduce la barriera all’ingresso nel mercato legale.
L’identificazione di spazi urbani designati per l’ambulante a Napoli può essere una soluzione. Questi spazi devono essere dotati di infrastrutture minime e sottoposti a regolamentazione specifica. Ciò potrebbe trasformare l’attuale caos in distretti commerciali informali organizzati, aumentando la sicurezza per venditori e acquirenti e facilitando i controlli.
Programmi di Formazione e Microcredito: L’accesso a programmi di alfabetizzazione finanziaria, formazione su norme igienico-sanitarie e competenze commerciali è cruciale. Unito a strumenti di microcredito, può elevare la professionalità di questi operatori napoletani. In tal modo si favorisce l’investimento in attività più stabili e redditizie.
Osservatorio sull’Economia Informale: Creare un’entità che monitori e analizzi il fenomeno dell’economia sommersa a Napoli è fondamentale. Consentirebbe una comprensione più approfondita delle sue dinamiche e l’elaborazione di politiche basate su dati concreti.
In ultima analisi, il riconoscimento della dignità economica dell’ambulante “improvvisato” non è solo un imperativo etico. Si tratta di una strategia pragmatica.
Integrare queste attività nell’economia formale significa non solo ampliare la base imponibile e migliorare la qualità dei servizi. Favorire un’attivazione del potenziale produttivo di una forza lavoro resiliente è cruciale. Inoltre, ciò contribuisce alla crescita inclusiva e alla coesione sociale della città. Napoli, con la sua ineguagliabile capacità di adattamento, potrebbe dettare un modello innovativo in questa complessa transizione.
Spesso andare incontro, regolamentando e aiutando con misure efficaci questo tipo di lavoro e approcciarsi in maniera cordiale a questi padri di famiglia, è una scelta di civiltà.
