Inauguriamo la pubblicazione di alcune lettere d’ amore inedite ed originali a cura della nostra Redazione, che è composta di scrittori e giornalisti e poeti. Ciò si concilia perfettamente con l’ istanza che nasce nel profondo di ciascuno di noi: il bisogno di pace, amore e di bellezza.
La prima lettera inedita è di particolare intensità e potenza e la dedichiamo a tutte le terre martoriate e a tutti i cuori. La guerra che è topos e metafora di conflitto interiore e divisione trova composizione magica nella luce dell’amore tra popoli distanti e diversi.
Pubblicare è rendere eterno il messaggio e farlo veicolare.
Scriveteci a info@italianinews.com e diteci se vi ha emozionati.
La prima è questa :
“Canto di Alcìone e Dromos”
Nel tempo in cui il giorno
non sapeva ancora da che parte cadere,
vivevano due che non erano uno,
e non potevano nemmeno dirsi due.
Lei, Alcìone, privata della voce che soffia,
colei che afferra il respiro per poter vivere.
Lui, Dromos, figlio del vento,
colui che tace finché tutto non si spezza.
La casa li tratteneva,
non per amore,
ma per memoria del dolore.
Ogni muro custodiva il loro nome
e ne celava l’eco.
Non c’era pace,
ma neppure guerra.
Solo l’attesa
che il silenzio si facesse carne.
Allora lei si alzava,
non come donna,
ma come belva affamata.
Si avvicinava in silenzio,
come l’ombra al collo del giorno,
e prendeva il suo petto
non per ucciderlo,
ma per chiamarlo.
Parlami.
Guardami.
Risorgi.
E lui si alzava.
Non con parole.
Non con baci.
Ma con la furia degli dèi derisi.
Spezzava i vetri,
colpiva le porte,
faceva gridare le stoviglie,
e i muri ricordavano
di essere stati sabbia.
E lei si calmava.
Tornava umana.
Si sedeva tra i frammenti come in un giardino.
Lo guardava,
e per la prima volta lo vedeva.
E lui, tra i cocci,
trovava la voce:
non quella che esce dalla bocca,
ma quella che nasce dal tremore
di non averla perduta.
Poi parlavano.
Come chi ricorda,
non ciò che è accaduto,
ma ciò che non sa smettere di accadere.
Parole semplici, come pane vecchio:
“Scusami.”
“Ci sei?”
“Resto.”
“Per ora.”
Gli dèi li osservarono a lungo,
non con pietà, ma con rispetto.
E dissero:
“Che restino uniti, legati.
Finché non sapranno baciarsi
senza il sangue degli oggetti.
Finché non sapranno gridare
senza distruggere il tempio.”
Da allora la casa si ricompone ogni notte,
ma mai due volte allo stesso modo.
Chi passa vicino dice di sentire
una voce e un colpo,
una preghiera e un vetro,
un lamento e una risata.
E forse non è vento.
Forse non è sogno.
Forse è amore,
nella sua forma più tremenda.
E più vera.