Prova ad essere donna in un contesto bellico, a Gaza, a Kiev e ad avere il ciclo

Il ciclo mestruale e le donne di Gaza: una prospettiva scientifica e umanitaria



Le mestruazioni sono un processo biologico naturale che interessa circa la metà della popolazione mondiale, eppure rimangono un argomento circondato da tabù, stigmi e disinformazione.



Questa situazione si aggrava in contesti di emergenza umanitaria, come quello della Striscia di Gaza, dove il conflitto e la distruzione hanno reso quasi impossibile per donne e ragazze gestire il proprio ciclo mestruale in modo dignitoso e sicuro.



La salute riproduttiva in un contesto di crisi


La gestione dell’igiene mestruale (Menstrual Hygiene Management, MHM) è una componente fondamentale della salute e del benessere di donne e ragazze. Essa non riguarda solo la disponibilità di prodotti igienici, ma include anche l’accesso a servizi igienico-sanitari adeguati, all’acqua pulita, a informazioni corrette e alla possibilità di gestire il ciclo in privato e con dignità.



A Gaza, il conflitto ha quasi completamente distrutto le infrastrutture essenziali. Si stima che il 90% delle strutture idriche e igieniche sia stato danneggiato o distrutto. Senza acqua corrente, sapone e servizi igienici funzionanti, le donne sono costrette a soluzioni di fortuna che mettono a rischio la loro salute. L’uso di tessuti non igienici, spesso riutilizzati e non lavati adeguatamente, può portare a gravi infezioni del tratto urinario, candidosi, vaginosi batterica e altre complicazioni ginecologiche.



La mancanza di un ambiente sicuro e privato per cambiarsi o lavarsi aumenta lo stress e l’umiliazione, un fattore che incide profondamente sul benessere psicologico. Il ciclo mestruale, già spesso fonte di disagio in condizioni normali, diventa un’ulteriore fonte di ansia e vergogna in un ambiente ostile e sovraffollato.



Le conseguenze sulla salute fisica e mentale



La scarsità di prodotti igienici specifici è un problema critico. Molte donne e ragazze sono costrette a razionare il poco che hanno a disposizione o a usare materiali alternativi. Questa situazione è insostenibile per un ciclo che dura in media dai 3 ai 7 giorni e che si ripete ogni mese.



Dal punto di vista scientifico, la mancata gestione del ciclo mestruale in condizioni igieniche adeguate può avere ripercussioni a lungo termine:



Infezioni: L’ambiente umido e caldo, unito alla scarsa igiene, crea le condizioni ideali per la proliferazione di batteri e funghi, con un aumento significativo del rischio di infezioni pelviche che, se non trattate, possono causare infertilità.



Anemia: Sebbene le perdite ematiche mensili siano fisiologiche, in condizioni di malnutrizione e stress cronico, possono peggiorare stati di anemia preesistenti, portando a stanchezza estrema, debolezza e compromettendo ulteriormente la salute generale.



Stress psicologico: La paura costante di perdite, la mancanza di dignità e l’impossibilità di gestire la propria igiene in privato contribuiscono a un grave stress psicologico. Questo si aggiunge al trauma già presente legato alla guerra, con un aumento del rischio di disturbi d’ansia, depressione e stress post-traumatico.



Un tabù che ostacola gli aiuti.
Il tema del ciclo mestruale è ancora troppo spesso ignorato nelle risposte umanitarie, a causa di reticenze culturali e di una percezione che lo relega a una questione “minore”. Questo porta a una carenza cronica di kit per l’igiene mestruale (Menstrual Hygiene Kits) all’interno degli aiuti distribuiti.



Affrontare il problema richiede un approccio integrato che vada oltre la semplice distribuzione di assorbenti. È necessario garantire:
L’accesso all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari funzionanti.
La distribuzione regolare di prodotti igienici specifici, che siano assorbenti monouso o lavabili.


L’informazione e l’educazione per sfatare i tabù e promuovere la consapevolezza sull’importanza dell’igiene mestruale per la salute.
In sintesi, la gestione del ciclo mestruale a Gaza non è un problema secondario, ma un’emergenza sanitaria e umanitaria che richiede un’attenzione specifica e un intervento mirato.


Riconoscere le mestruazioni come una questione di salute globale è il primo passo per garantire dignità e benessere a tutte le donne e ragazze, anche e soprattutto in tempo di guerra.

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