Il conflitto a Gaza continua a dominare l’agenda internazionale, ma le recenti dichiarazioni e azioni politiche evidenziano una frattura sempre più profonda tra le potenze globali, minando ogni tentativo di trovare una soluzione pacifica. Le parole del Ministro degli Esteri greco Yorgo Kallas, “Siamo divisi”.
Mentre la diplomazia si arena, sul campo la situazione peggiora. L’esercito israeliano (IDF) ha dichiarato di voler porre fine alle “pause umanitarie”, affermando che ostacolano le operazioni militari e mettono a rischio la sicurezza dei soldati. Questa presa di posizione giunge dopo il recupero dei corpi di due ostaggi, un evento che ha riacceso il dolore e la rabbia in Israele.
Nel frattempo, il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si è espresso a favore di sanzioni contro i “coloni più violenti” in Cisgiordania, una posizione che, seppur cauta, segnala una crescente preoccupazione europea per l’espansione degli insediamenti e la violenza contro i palestinesi.
In questo scenario di tensione, un raid aereo su Sana’a, la capitale dello Yemen, ha causato la morte del primo ministro Houthi, in una mossa che gli analisti ritengono possa essere un tentativo di indebolire ulteriormente il gruppo, che continua a lanciare attacchi missilistici nel Mar Rosso.
La situazione in Medio Oriente rimane estremamente volatile. Le recenti azioni politiche e militari sembrano allontanare la possibilità di una soluzione negoziata, con le potenze mondiali che faticano a trovare una linea comune.
In questo contesto, le parole del Ministro Kallas risuonano come un avvertimento: senza un fronte unito, la voce della pace rischia di essere sopraffatta dal rumore della guerra.
