Lo scrittore israeliano David Grossman, una delle voci più autorevoli e pacifiste del panorama letterario e politico del suo paese, ha rilasciato una dichiarazione sconvolgente che sta facendo il giro del mondo.
In un’intervista a Repubblica, Grossman ha espresso un sentimento che, a suo dire, ha a lungo cercato di reprimere, ma che ora non può più trattenere: la situazione a Gaza ha raggiunto una soglia che lo costringe a usare la parola più terribile.
“Ho sempre rifiutato di usare questa parola, ora non posso trattenermi: a Gaza è genocidio”, ha affermato lo scrittore. Le sue parole risuonano con il peso di una profonda sofferenza personale e morale, derivante dalla sua storia di attivista per la pace e dalla sua strenua opposizione all’uso della violenza come soluzione.
“Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a parlare di Stato genocida”, ha continuato Grossman, evidenziando il conflitto interiore che ha affrontato. Per decenni ha rappresentato la speranza di una coesistenza pacifica e ha lottato contro l’estremismo in ogni sua forma. Le sue opere, tradotte in decine di lingue, hanno spesso esplorato le complessità e i traumi del conflitto israelo-palestinese, offrendo una prospettiva umana e compassionevole.
Il suo riferimento a uno “Stato genocida” è un’accusa che va oltre la semplice condanna delle singole azioni militari e tocca l’essenza stessa dell’identità e delle politiche di Israele. È un’accusa che Grossman non lancia con leggerezza, ma con un cuore spezzato. “Ora col cuore spezzato devo constatare di fronte ai miei occhi”, ha concluso, un’espressione che rivela la sua disperazione di fronte a ciò che considera una catastrofe morale e umanitaria.
Le dichiarazioni di Grossman non sono solo una critica all’attuale governo israeliano, ma rappresentano un profondo grido d’allarme da parte di una coscienza israeliana che vede il proprio paese allontanarsi dai valori su cui è stato fondato. Le sue parole si uniscono a quelle di altre voci critiche, sia in Israele che a livello internazionale, che denunciano la devastazione a Gaza e la crisi umanitaria in corso.
La presa di posizione di uno scrittore del suo calibro, noto per il suo profondo impegno per la pace, è destinata a generare un dibattito intenso e a influenzare l’opinione pubblica, mettendo in discussione la narrativa dominante e spingendo a una riflessione critica sul futuro della regione.