Hacker cinesi si sarebbero infiltrati per anni nelle reti informatiche di un’ottantina di Paesi. Hanno rubato dati sensibili di cittadini e brevetti industriali. Lo rivela un comunicato congiunto firmato dalle intelligence di tredici Paesi, tra cui l’Aise e l’Aisi italiane, rilanciato dal New York Times, dopo un anno di indagini. Nel contesto della Cina e della sua intelligence, è stato scoperto che il responsabile degli hackeraggi è un gruppo noto come Salt Typhoon. Questo gruppo avrebbe trafugato i dati di quasi tutti gli americani. Si è infiltrato nelle principali società di telecomunicazioni americane e di altri paesi almeno dal 2019.
Iniziata nel 2019, l’operazione di hackeraggio è stata scoperta solo lo scorso anno. Gli investigatori hanno collegato l’attacco di Salt Typhoon ad almeno tre società con sede in Cina. Queste società hanno lavorato per le agenzie di intelligence militari e civili cinesi, impegnate in operazioni all’estero. L’obiettivo era fornire a Pechino “la capacità di tracciare le comunicazioni e i movimenti dei loro obiettivi in tutto il mondo”, si legge nella dichiarazione delle agenzie di intelligence. Nel mirino c’erano anche i telefoni utilizzati dall’allora candidato alla presidenza Donald Trump e dal suo vice JD Vance, durante la campagna elettorale dello scorso anno.
“Non riesco a immaginare che nessun americano sia stato risparmiato, data l’ampiezza della campagna”, ha dichiarato al New York Times Cynthia Kaiser. È stata un’ex alto funzionario della divisione cyber dell’Fbi dal 2017 fino a maggio di quest’anno.
