Harvard vince in tribunale contro l’amministrazione Trump: una sentenza che difende la libertà accademica



L’Università di Harvard ha ottenuto una vittoria legale significativa in uno scontro che ha acceso il dibattito nazionale sul confine tra lotta all’antisemitismo e tutela dei diritti costituzionali.

Una sentenza emessa dalla giudice federale Allison D. Burroughs della Corte distrettuale di Boston ha stabilito che l’amministrazione Trump ha violato la legge congelando miliardi di dollari di fondi destinati alla ricerca scientifica.

La decisione della giudice Burroughs, nominata da Barack Obama, arriva dopo mesi di tensioni tra Harvard e il governo federale. L’amministrazione Trump aveva sospeso oltre 2 miliardi di dollari in sovvenzioni, accusando l’università di non aver fatto abbastanza per contrastare l’antisemitismo nei campus. Harvard ha risposto sostenendo che il provvedimento violava il Primo Emendamento e i diritti al giusto processo.

Nella sua sentenza di 84 pagine, Burroughs ha scritto:
“Dobbiamo combattere l’antisemitismo, ma dobbiamo anche proteggere i nostri diritti, incluso il diritto alla libertà di parola, e nessuno dei due obiettivi dovrebbe né deve essere sacrificato sull’altare dell’altro”.

Il congelamento dei fondi aveva messo a rischio quasi 1000 progetti di ricerca, tra cui studi sul cancro, sull’informatica quantistica e sulle tecnologie mediche per il campo di battaglia. La giudice ha sottolineato che la sospensione era “arbitraria e proceduralmente inefficace”, e ha ordinato il rilascio di circa 2,2 miliardi di dollari.

La sentenza non è definitiva e con ogni probabilità sarà oggetto di appello. Tuttavia, rappresenta un precedente importante per la difesa dell’autonomia universitaria. Harvard, che ha già affrontato l’amministrazione Trump in tribunale in passato, potrebbe ora avere maggiore forza nei negoziati con la Casa Bianca.

La Casa Bianca ha reagito con fermezza, sostenendo che Harvard “non ha protetto adeguatamente i propri studenti dalle molestie” e annunciando l’intenzione di ricorrere in appello.

Questo caso solleva una questione cruciale: fino a che punto il governo può intervenire nelle politiche interne delle università? La sentenza di Burroughs traccia un confine netto tra la necessità di combattere l’odio e il dovere di proteggere la libertà accademica. In un’epoca in cui le università sono spesso al centro di controversie ideologiche, questa decisione riafferma il principio che la ricerca e l’istruzione non possono essere ostaggio di pressioni politiche.

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