Il governo venezuelano, guidato dal presidente Nicolás Maduro, ha dichiarato lo “stato di emergenza” in tutto il Paese. Ha citato come motivazione il crescente e imminente “pericolo di un’aggressione militare statunitense”.
L’annuncio, giunto tramite la vice-presidente Delcy Rodríguez, segna un’ulteriore e drastica escalation delle tensioni tra Caracas e Washington.
La vice-presidente Rodríguez ha sottolineato, durante un incontro con diplomatici stranieri, che il decreto conferisce a Maduro “poteri speciali”. Questi poteri sono per agire in materia di difesa, sicurezza e ordine interno, al fine di affrontare e neutralizzare quelle che il governo bolivariano definisce “minacce esterne”.
“Non permetteremo a nessuno, dentro o fuori dal territorio, che promuova o favorisca un’aggressione militare”, ha ribadito la Rodríguez. Ha evidenziato la volontà del Paese di esercitare il proprio “diritto legittimo di difendersi”.
La mossa del governo venezuelano arriva dopo settimane di retorica infuocata. Inoltre, vi sono stati dispiegamenti di forze militari statunitensi nei Caraibi.
L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che già non riconosce la legittimità di Maduro, ha inasprito le sanzioni. Ha ufficialmente motivato lo schieramento navale e aereo con la necessità di intensificare la lotta contro il narcotraffico e il “narco-terrorismo”. In particolare, si riferisce a cartelli come il venezuelano Tren de Aragua, classificato come organizzazione “terroristica” da Washington.
Da parte sua, Maduro ha sistematicamente respinto le accuse. Ha etichettato le operazioni statunitensi come una chiara “aggressione in corso a carattere militare”, mascherata da operazione antidroga. Già in precedenza il leader venezuelano aveva annunciato la mobilitazione di milioni di miliziani civili e riservisti. Questi sarebbero armati e pronti a difendere la “sovranità” nazionale.
Il decreto di emergenza, di fatto, consolida il controllo del potere esecutivo sulla gestione della crisi. Ciò permette decisioni rapide e senza l’ordinaria supervisione legislativa.
Mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, l’attivazione dello stato di emergenza in Venezuela conferma il deterioramento dei rapporti diplomatici. Inoltre, segnala l’ingresso in una fase di massima allerta militare nella regione, con il rischio di conseguenze “catastrofiche”. Queste potrebbero verificarsi, come paventato da fonti vicine al governo bolivariano, nel caso in cui l’offensiva statunitense dovesse concretizzarsi.