La Legge di Bilancio 2026, appena approdata in Parlamento, è diventata subito terreno di un aspro scontro nella maggioranza. Forza Italia (FI) è in prima linea nelle critiche. Il Vicepremier e leader azzurro, Antonio Tajani, non ha risparmiato attacchi, nemmeno ai “grand commis” del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).
La tensione è palpabile, specialmente con l’altro Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini (Lega), sul fronte dei tagli infrastrutturali e della tassazione sugli affitti brevi.
Il casus belli più acceso riguarda i tagli previsti dalla manovra a diverse opere infrastrutturali. In particolare, i tagli di 50 milioni di euro nel 2026 per la Linea C della Metropolitana di Roma e un analogo definanziamento per la linea M4 di Milano.
Tajani è intervenuto con veemenza, chiamando direttamente in causa il collega di Governo e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, per un cambio di rotta.
“Credo che il ministro Salvini debba occuparsi anche della città di Roma, visto che sono stati tagliati 50 milioni per la Metro C che erano stati inseriti l’altra volta. Io mi auguro che il ministro Salvini si occupi di questa cosa, evidentemente gli è sfuggita. Le infrastrutture servono alla comunità e non sono soldi buttati. Faccia marcia indietro.”
L’appello di Tajani ha richiesto un intervento urgente del Ministro Salvini presso il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ciò ha evidenziato una profonda distanza sulle priorità infrastrutturali all’interno dell’esecutivo.
Tajani, con la sua determinazione, ha infatti rimarcato le divergenze esistenti. Un altro punto di forte frizione tra FI e Lega, da un lato, e la linea del MEF, dall’altro, è la norma sugli affitti brevi. Il testo bollinato prevede che l’aliquota della cedolare secca rimanga al 21% solo per chi affitta un solo immobile. C’è un aumento previsto per chi ne mette a reddito più d’uno.
Sia Tajani che Salvini hanno alzato un muro, promettendo battaglia in Parlamento per cancellare la misura.
Tajani è stato categorico: “Siamo contrari a qualsiasi tassa sugli affitti brevi e adesso in Parlamento faremo di tutto per tornare allo stato attuale.”
Salvini ha rincarato la dose, definendo la norma una “tassa sciocca” e promettendo: “Sarà cancellata in Parlamento. È stata una distrazione aumentare le tasse.”
A infiammare ulteriormente il clima sono state le critiche di Forza Italia non solo politiche, ma anche tecniche. Il leader azzurro ha puntato il dito contro i “grand commis” del MEF. Essi, ritenuti troppo zelanti, applicano tagli e norme restrittive in assenza di una chiara indicazione politica.
L’obiettivo è quello di correggere in Aula le misure, come quelle su dividendi e Irap sulle banche. Forza Italia ritiene queste misure penalizzanti per il “fronte liberale”.
Nel frattempo, Fratelli d’Italia (FdI), il partito della Premier Giorgia Meloni, ha mantenuto un profilo basso e defilato. Ha preferito non intervenire apertamente nella diatriba tra gli alleati.
Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha tentato di smorzare i toni. Pur ponendo dei paletti, ha affermato: “I gruppi parlamentari hanno tutto il diritto di fare emendamenti, la manovra non è stata blindata. Di certo non si possono mettere in discussione i saldi di bilancio e il quadro complessivo.”
L’episodio ha spinto la segretaria del PD, Elly Schlein, a commentare duramente: “Pare che i due vicepremier Tajani e Salvini abbiano votato in Consiglio dei ministri una manovra a loro insaputa. Dov’erano, i due, quando si è svolto il Consiglio dei ministri?”.
Il dibattito sulla manovra si preannuncia dunque infuocato in Parlamento. Forza Italia e Lega sono determinate a riscrivere passaggi chiave del testo approvato in Consiglio dei Ministri.


