Separazione delle Carriere, Toghe estratte a sorte e l’Alta Corte Disciplinare
Con il voto definitivo in Senato, la riforma costituzionale della giustizia ha completato il suo iter parlamentare. Ha ridisegnato l’assetto della magistratura italiana. Il testo, che non ha raggiunto in Parlamento la maggioranza qualificata dei due terzi, sarà ora sottoposto al giudizio dei cittadini tramite referendum confermativo. Questo è atteso presumibilmente per la primavera del 2026.
La riforma è stata presentata dalla maggioranza come un “traguardo storico”. Secondo loro, garantirà la terzietà del giudice e un maggiore equilibrio tra i poteri dello Stato. Tuttavia, le opposizioni e l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) denunciano un indebolimento dell’indipendenza della magistratura.
La novità più rilevante è l’introduzione della separazione delle carriere tra magistrati giudicanti (i giudici) e magistrati requirenti (i pubblici ministeri).
 Doppio Percorso: Chi intraprende la carriera di giudice non potrà più passare a quella di pubblico ministero, e viceversa.
 Doppio CSM: A seguito di questa divisione, vengono istituiti due Consigli Superiori della Magistratura (CSM) distinti:
  CSM Giudicante
  CSM Requirente
     Entrambi i nuovi organi di autogoverno saranno presieduti dal Presidente della Repubblica. Avranno competenza esclusiva per le rispettive carriere (assunzioni, trasferimenti, promozioni, ecc.).
Un altro punto di grande dibattito riguarda il metodo di composizione dei due nuovi CSM e della nascente Alta Corte Disciplinare. Questo prevede un ricorso significativo al sorteggio.
 I componenti di ciascun CSM saranno in parte estratti a sorte tra magistrati. Inoltre, per un terzo, estratti a sorte da un elenco di avvocati e professori universitari compilato dal Parlamento. L’obiettivo è ridurre l’influenza delle correnti interne alla magistratura.
 I detrattori sostengono che l’introduzione del sorteggio “secco” per i togati, bilanciato da una lista di laici compilata dal Parlamento, rischi di depotenziare l’efficienza e l’autorevolezza degli organi di autogoverno. E potrebbe creare un legame politico più diretto con la componente laica.
La riforma istituisce la Alta Corte Disciplinare, un organo che sottrae la giurisdizione disciplinare sui magistrati ai nuovi CSM. Attualmente è esercitata dalla Sezione disciplinare del CSM.
Sarà composta da 15 giudici, di cui una parte nominata dal Presidente della Repubblica. Altri saranno estratti a sorte tra togati (giudicanti e requirenti) e laici.
 Nuovi Poteri: L’Alta Corte giudicherà i procedimenti disciplinari. Un aspetto particolarmente controverso è la previsione che le sue sentenze in primo grado potranno essere impugnate in secondo grado. Questo solo dinanzi alla stessa Alta Corte (in composizione diversa), escludendo il ricorso in Cassazione per vizi di legittimità. Un punto che, secondo i critici, violerebbe l’articolo 111 della Costituzione.
L’approvazione definitiva in Parlamento apre ora la strada al referendum confermativo.
 Sostenitori: Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e i partiti di maggioranza hanno salutato il voto come una “vittoria della democrazia”. Considerano questo un “impegno mantenuto” per una giustizia più equa ed efficiente.
Le opposizioni hanno manifestato in Aula e in piazza, paventando un rischio di “pieni poteri”. Essi denunciano il testo come una riforma “contro i magistrati” che “toglie garanzie ai cittadini”.
Saranno dunque i cittadini a decidere, con il voto referendario, se l’Italia debba adottare questo nuovo, storico assetto della sua magistratura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
