Un’onda di indignazione e solidarietà ha scosso l’Italia, portando milioni di persone nelle piazze in oltre 100 città.
L’occasione è stato lo sciopero generale indetto da CGIL e USB (Unione Sindacale di Base) lo scorso 3 ottobre 2025, in solidarietà con la popolazione di Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria marittima intercettata nelle acque internazionali.
L’iniziativa, fortemente voluta dal segretario generale della CGIL Maurizio Landini, ha segnato un momento di risveglio per la sinistra e per tutte le forze progressiste del Paese, dimostrando una capacità di mobilitazione e un radicamento sociale che non si vedeva da tempo. Il cuore della protesta batteva per la denuncia di quello che il sindacato e i manifestanti definiscono un “genocidio” in atto a Gaza, per l’orrore delle vittime civili, in particolare dei bambini, e contro l’inerzia dei governi occidentali.
L’intercettazione della Global Sumud Flotilla – con a bordo attivisti, medici e membri di organizzazioni come Emergency e delegazioni provenienti da decine di Paesi – ha agito da catalizzatore emotivo. La missione, partita per rompere il blocco navale e consegnare aiuti umanitari, ha messo in luce non solo la gravità della crisi a Gaza, ma anche il coraggio della società civile internazionale di agire in modo non violento di fronte all’immobilismo politico.
L’appello di Landini è riuscito a unire la causa operaia e i diritti dei lavoratori (che hanno rinunciato a una giornata di paga) con i valori universali della pace e della difesa dei diritti umani.
Questa combinazione, che affonda le radici nella Costituzione italiana e nella storia del movimento operaio, ha creato un ponte generazionale e ideologico, portando in piazza non solo i sindacalisti, ma anche studenti, associazioni, partiti di opposizione e singoli cittadini, mossi da un profondo senso di orrore per l’uccisione di bambini in fila per il cibo.
Lo Scontro Politico e il “Weekend Lungo”
Il successo della mobilitazione ha innescato una dura reazione da parte del Governo. Il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha tentato di delegittimare l’azione sindacale, definendola “guerra politica” e minacciando sanzioni, mentre la Premier Giorgia Meloni ha liquidato la protesta come un pretesto per un “weekend lungo”.
Queste dichiarazioni hanno sortito l’effetto opposto, amplificando il senso di distanza tra la classe dirigente e il “sentire” profondo di una parte significativa del Paese. Landini ha risposto con fermezza: «Il governo dovrebbe ringraziare chi sciopera, sta tenendo alto l’onore del nostro Paese». Questo scontro ha trasformato lo sciopero da una semplice protesta a un momento di profonda contestazione politica e morale verso la linea tenuta dall’esecutivo sul conflitto mediorientale.
L’enorme partecipazione alle piazze pone ora la sfida più grande per la Sinistra e le forze progressiste: come tradurre questa “marea umana” e questo risveglio di coscienza in un impegno politico nazionale duraturo e concreto?
La risposta non può limitarsi al solo ambito sindacale o alla piazza estemporanea.
Deve poggiare su tre pilastri fondamentali:
Il primo passo è capitalizzare il coinvolgimento dei giovani e dei cittadini che hanno manifestato. È cruciale trasformare l’indignazione in strutture di partecipazione stabili. Questo significa organizzare assemblee, dibattiti e iniziative a livello locale che mantengano viva la discussione su Gaza, la Palestina e i diritti umani, evitando che l’emozione si spenga dopo il corteo. La Sinistra deve tornare a essere un punto di riferimento culturale e politico costante nei quartieri e nelle comunità.
È indispensabile che i partiti di opposizione e le forze progressiste elaborino una piattaforma politica coesa che superi le divisioni interne.
Questa piattaforma deve chiedere con chiarezza:
Il riconoscimento dello Stato di Palestina.
L’attivazione di canali umanitari sicuri e permanenti, superando il blocco.
Una forte pressione diplomatica sul Governo italiano affinché si schieri per un cessate il fuoco immediato e vincolante.
Il merito maggiore della CGIL è stato unire la protesta per la pace globale al malcontento per le questioni sociali interne: precarietà del lavoro, sanità, e salari bassi. Per un impatto politico duraturo, il risveglio delle coscienze deve collegare la denuncia della guerra e del “genocidio” con la lotta alle disuguaglianze in Italia. Dimostrare che i principi di giustizia sociale e umana valgono sia per i lavoratori italiani che per i civili di Gaza è la chiave per dare profondità e respiro al “nuovo” movimento.
Il cammino della Sinistra per ricucire il legame con la società è appena iniziato. Le piazze del 3 ottobre 2025 hanno lanciato un messaggio inequivocabile al Paese e al Governo: la coscienza civile italiana è tornata, e chiede la pace. Starà ora ai suoi leader e ai suoi movimenti dimostrare di essere all’altezza di questa ritrovata, potente marea.