Per la prima volta dal 7 ottobre 2023, data che ha segnato l’inizio del conflitto su larga scala con Hamas e la successiva invasione della Striscia di Gaza, il governo italiano ha compiuto un passo significativo nella sua politica di difesa: la revoca di una licenza di esportazione di armamenti destinati a Israele.
In merito ai rapporti con Israele, la notizia, di notevole peso politico e diplomatico, è stata rivelata dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Questo è avvenuto in risposta scritta a un’interrogazione parlamentare presentata al Senato dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra.
Sebbene la risposta ufficiale del viceministro abbia confermato unicamente l’azione di revoca, fonti qualificate citate da Il Fatto Quotidiano indicano che il contratto bloccato riguarderebbe specificamente munizioni da artiglieria.
Questa decisione rappresenta una svolta nella posizione italiana riguardo alla fornitura di materiale bellico a Israele. Ciò avviene in un momento di intensa pressione internazionale e di forte dibattito interno ed europeo sulle operazioni militari condotte a Gaza.
Finora, il governo aveva mantenuto una linea più cauta, sostenendo in passato di aver bloccato nuove autorizzazioni, ma senza confermare la revoca di licenze esistenti rilasciate prima del 7 ottobre. La revoca di una licenza già attiva rappresenta un impatto molto più diretto e tangibile. In particolare, se riguarda munizioni da artiglieria, segnala un potenziale irrigidimento della postura diplomatica di Roma.
La legge italiana (L. 185/90) vieta l’esportazione di armi verso Paesi in stato di conflitto armato, la cui situazione violi le norme fondamentali del diritto umanitario internazionale. La revoca, sebbene non specificata nei dettagli da Cirielli, suggerisce che il governo abbia valutato l’attuale contesto come non più compatibile. Questo allineamento è potenzialmente con le crescenti preoccupazioni espresse da organizzazioni internazionali e altri partner europei.
L’iniziativa è stata accolta con favore dai promotori dell’interrogazione, come Alleanza Verdi e Sinistra, che da mesi chiedono un blocco totale delle forniture militari. Loro invocano il rispetto del diritto internazionale umanitario.
Allo stesso tempo, la mossa pone l’esecutivo al centro di un delicato equilibrio. Da un lato cerca di placare le richieste dell’opposizione e dell’opinione pubblica sensibile alla crisi umanitaria a Gaza. Dall’altro deve gestire le relazioni con un partner storico come Israele, con il quale l’Italia mantiene importanti rapporti politici, economici e di sicurezza.
La revoca, in sintesi, non è solo una questione burocratica o commerciale, ma un segnale politico forte. Questo potrebbe aprire la strada a ulteriori revisioni delle licenze in corso, ponendo l’Italia in una nuova fase del dibattito internazionale.