Chi era Stradivari?
Liutaio divenuto ben presto celebre in tutta Europa e di cui non abbiamo dati certi su anno e luogo di nascita, probabilmente originario di un villaggio prossimo a Cremona, ha vita lunghissima e dedita a una nutrita costruzione di strumenti musicali. Inizia la sua professione lavorando presso la bottega di Antonio Amati, dal quale apprende i segreti dell’arte della liuteria. Nel 1680 decide di acquistare una casa di proprietà a Cremona, per aprire una bottega tutta sua. Già nel 1700 pare che la sua fama sia divenuta superiore al prestigio degli Amati e degli Stainer.
Tra i suoi allievi si annoverano nomi estremamente considerevoli per la storia della liuteria, quali Carlo Begonzi, Francesco Gobbetti e Lorenzo Guadagnini, che continuano la produzione di strumenti affiancandosi a padre e figli – Francesco e Omobono – Stradivari, contribuendo ad accrescere la notorietà che aumenta esponenzialmente anche dopo la morte di Antonio. Nell’ambito dei cordofoni come violini, viole, violoncelli, arpe e chitarre, Stradivari è universalmente riconosciuto come uno dei migliori mai esistiti, tant’è che i prodotti stradivariani sono considerati l’espressione della perfezione assoluta nell’arte della liuteria.
L’attività e il periodo d’oro
Nel corso di oltre 75 anni di lavoro, Stradivari ha messo a punto incessantemente i principi della propria arte, senza mai fermarsi, riuscendo ad affermarsi in tutti gli elementi essenziali finalizzati alla resa acustica e al principio estetico dei suoi prodotti. Il “periodo d’oro”, 1700-1720 è l’apice della produzione di Antonio Stradivari, quando crea strumenti come il Betts (1704), l’Alard (1715) e il Messia (1716). Si sono avvalsi delle sue creazioni anche Niccolò Paganini e Giovanni Battista Viotti.
L’eccellenza
Si calcola una produzione di più di 1100 tra violini e viole e circa 80 violoncelli. Di tutti questi, circa 600 sono ancora esistenti.
Né la moderna liuteria, né la scienza sono mai riuscite a spiegare perché i violini di Stradivari siano incomparabilmente i migliori strumenti esistenti. Essi sono stati replicati, smontati e rimontati, analizzati al microscopio, esposti alla luce ultravioletta, sottoposti ad esami chimici e a sofisticate tecnologie senza che mai si sia chiarito il motivo di tanta perfezione.
Il museo del violino di Cremona e la Fondazione Antonio Stradivari
Il luogo più rappresentativo del legame profondo tra la liuteria e l’Italia è il museo del violino di Cremona. Al suo interno raccoglie reperti stradivariani (e non solo), una collezione dedicata all’espressione della miglior liuteria contemporanea mondiale, la ricostruzione di una bottega di liuteria e soprattutto lo Scrigno dei tesori e i Friends of Stradivari (esposizione permanente di importanti strumenti dei grandi maestri cremonesi, appartenenti a collezioni pubbliche e private di tutto il mondo) oltre che un auditorium, nel quale ascoltare dal vivo gli strumenti di valore incommensurabile presenti nell’edificio. La collezione dello scrigno dei tesori raccoglie i 12 strumenti più significativi della grande scuola liutaria cremonese, dal più antico, il Carlo IX di Andrea Amati del 1566, al più recente, il violino di Simone Fernando Sacconi del 1941.
La liuteria di Cremona nel 2012 è stata iscritta nella Lista UNESCO del Patrimonio Immateriale. Il Comitato Intergovernativo UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale, riunito a Parigi, ha infatti iscritto il Saper fare tradizionale del violino a Cremona nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
La Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari nasce, di conseguenza, nel 2013 e costituisce un passaggio fondamentale per la creazione del sistema culturale integrato che oggi caratterizza così fortemente la città. Non ultima, da non lasciarsi sfuggire per immergersi nel mondo della liuteria cremonese, la visita alle botteghe dei liutai. Esperienza unica nella quale è ancora possibile respirare la vera tradizione della costruzione degli strumenti, tramandata per secoli a Cremona e inimitabile, ora come un tempo.