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“Contratti occulti con altri club”, il nuovo filone di indagini sulla Juventus.

La procura della Repubblica di Torino prosegue con le indagini sull’ipotesi di falso in bilancio e false comunicazioni sociali che...

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La procura della Repubblica di Torino prosegue con le indagini sull’ipotesi di falso in bilancio e false comunicazioni sociali che hanno visto finire nel mirino coloro i quali, fino a poco tempo fa, si trovavano ai vertici della Juventus, tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli e il vice Pavel Nedved.

Nuovi sviluppi

Il nuovo filone investigativo si starebbe concentrando su una serie di presunti accordi segreti raggiunti tra la Juventus ed altri club nelle fasi di compravendita di alcuni calciatori. Accordi nei quali, ed è qui che entra in campo la magistratura torinese, sarebbero stati riportati dettagli e informazioni difformi rispetto a quelle contenute nei documenti depositati in Lega, con l’obiettivo di far quadrare i conti dei bilanci.

Questo sarebbe, quindi, il nuovo sviluppo su cui stanno operando i pm, alla ricerca di prove che possano convalidare l’ipotesi dell’esistenza della prassi di realizzare questa sorta di “contratti occulti“. In realtà di “rapporti opachi” tra la società torinese e altri club si fa già riferimento negli atti dell’inchiesta. Di recente sarebbero tuttavia emersi nuovi episodi, sulla base dei quali potrebbe modificarsi o ampliarsi l’impianto accusatorio nei confronti della Juventus: episodi in cui si parlerebbe di plusvalenze o debiti verso altre società calcistiche mai registrati.

Le audizioni

Fabio Paratici, come riferito da “il Corriere della sera”, li aveva dipinti come semplici “debiti morali“. Di diverso avviso l’accusa, che parla invece di “debiti reali” derivanti da “side letter” (carte private). Ed è su questo binario che si muovono gli inquirenti.

Proprio per far luce sui presunti episodi in un certo senso ricollegabili a questo filone investigativo sono stati sentiti dai pm incaricati di condurre le indagini l’ex bianconero Rolando Mandragora e il padre in qualità di suo agente, il vice presidente dell’Udinese Calcio Stefano Campoccia e l’ex dirigente della Juventus Maurizio Lombardo. Al centro dell’attenzione degli inquirenti quanto accaduto nel 2018, quando Mandragora fu ceduto dalla società torinese a quella friulana per una cifra pari a 20 milioni di euro, che fruttò allora una plusvalenza di oltre 13 milioni.

Nel contratto era stata messa nero su bianco una clausola che dava alla Juventus un diritto di “recompra” da esercitare entro il 2020 per una cifra di 26 milioni di euro. Tra 2018 e 2020, tuttavia, le prestazioni di Mandragora (che peraltro si rompe il crociato nel giugno del 2020) non sono all’altezza delle aspettative. Ciò nonostante la Juventus lo ricompra per la cifra di 10 milioni di euro (oltre 6 di bonus), ma lo lascia in prestito all’Udinese.

Qui, secondo gli inquirenti, ci sarebbe qualcosa di poco chiaro: i pm ritengono che, a differenza del contratto depositato in Lega che parlava di diritto di “recompra”, in realtà nel vero accordo sancito tra la società torinese e qualla friulana ci fosse una clausola che prevedeva fin da subito l’obbligo di riacquisto. Questa operazione “ufficiale”, stando ai pm, avrebbe consentito alla Juventus di scrivere nel bilancio 2019 la plusvalenza e non il debito di 26 milioni. Tale debito sarebbe stato invece rintracciato solo dopo l’intercettazione di una mail scritta da Claudio Chiellini (fratello di Giorgio allora responsabile dell’area prestiti) in cui erano elencati i debiti della società nei confronti di altri club o di agenti: accanto a “Udinese” sarebbero stati indicati proprio questi 26 milioni.

Oltre a questo caso, nel mirino degli inquirenti sono finite una serie di operazioni di mercato con l’Atalanta, nei confronti della quale la Juve avrebbe accumulato un debito mai contabilizzato di 14,5 milioni.

Sotto la lente di ingrandimento anche l’affaire Dybala, in particolar modo la seconda manovra stipendi con la quale veniva posticipato un pagamento da 3 milioni e 700mila euro. Debito che sarebbe stato saldato in due rate solo nel caso in cui il calciatore argentino fosse rimasto a Torino. Così, tuttavia, non è accaduto. Ecco perché il legale dell’attuale giocatore della Roma avrebbe inoltrato alla società bianconera una richiesta di risarcimento di 3 milioni di euro. Il debito sarebbe stato poi saldato, finendo a bilancio nella voce “Fondi Rischi”.

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