Belcanto, su Rai 1 un drama in costume sulla forza delle donne durante i moti rivoluzionari

Debutta una nuova fiction che racconta l’Italia del passato. Vittoria Puccini è una madre con un torbido segreto che sogna l’amore e vive ricorrendo la passione per la musica lirica. Su Rai 1 ogni lunedì in prima serata

C’è una vera e propria rinascita della fiction italiana sulle reti Rai. O meglio, è sempre stata all’avanguardia ma, nel corso degli ultimi anni, è riuscita a portare in tv prodotti di ampio respiro e molto lodati all’estero. E l’esempio de L’amica geniale è innegabile. Con Belcanto, serie che ha debuttato il 24 gennaio con il primo dei 4 episodi previsti, pur non eguagliando per qualità e ricercatezza nelle storie altre fiction simili, segna un altro grande in passo in avanti per la narrazione a puntate di Rai 1: riuscire a raccontare storie e vissuti del nostro Paese senza dimenticare di riflettere sui problemi dei tempi moderni. In Belcanto è Vittoria Puccini – indimenticata per il ruolo che ha ricoperto in Elisa di Rivombrosa – che si fa portavoce di una storia tutta la femminile sulla passione per il canto e sulla forza delle donne. Ambientato tra Napoli e Milano durante i moti rivoluzionari e in un’Italia che sognava l’unità, la fiction racconta le vicende di Maria Cuoio e delle sue due figlie che sono unite dalla passione del canto. Tra passioni e segreti sepolti nel tempo, Belcanto convince per una narrazione efficace anche se molto convenzionale. Pur non rasentando la perfezione, convince per quello sguardo al mondo della lirica che appare vivido e potente agli occhi del pubblico.   

Belcanto e quell’amore per la musica lirica (e una sana competizione)

 Rai 1 non sbaglia un colpo e, nel raccontare una storia vera di un’Italia sotto il domino austriaco, mette in scena un qualcosa di unico nel panorama di una “tv per tutti”.  Belcanto è una serie che si sviluppa nel cuore dell’800 e esplora temi che vanno dalla passione per l’opera lirica fino ai drammi familiari. La protagonista, per l’appunto, è Maria Cuoio (interpretata da Vittoria Puccini). È una madre che nasconde un segreto profondo legato al suo passato e alla sua famiglia. La storia però ruota attorno alla sua complicata relazione con le figlie, Antonia e Carolina, e ai sacrifici che la donna è disposta a fare per realizzare i sogni di ciascuna in un contesto segnato da inganni, gelosie e ambizioni artistiche. L’opera lirica è il cuore pulsante della trama, con la musica che gioca un ruolo fondamentale nel legare insieme i destini dei personaggi. La serie affronta i temi come l’amore, la redenzione e la lotta contro le difficoltà, dando al pubblico uno spaccato della società dell’epoca, dove l’arte e le emozioni sono legate a doppio filo.

L’immagine della donna in un’Italia prima dell’unificazione

Dicevamo, un ritratto inedito per il panorama televisivo italiano e per i drammi in costume di Rai 1. Da sempre, il genere è stato legato a storie umane, tormentate e fin troppo melanconiche. In Belcanto, invece, l’attenzione si sposta su temi nuovi e poco convenzionali (almeno per il tempo in cui è ambientata la storia). Difatti, nel pennellare questo racconto fatto di sogni, desideri e aspirazioni, si è dato ampio spazio non solo a una fotografia (anche se un po’ sciatta) di un tempo a noi lontano e importante per la storia comunitaria, ma si è aperta una lunga parentesi sulla figura stessa della donna in un contesto ancora tremendamente machista. Molto usuale per l’epoca, eppure spostando l’attenzione sul fascino della musica lirica e su i suoi meccanismi, Belcanto riesce a convincere il pubblico e a coinvolgerlo in un racconto avvincente – seppur opaco nella sua prima parte –  e a cercare di immergere lo spettatore in un’Italia che sa ancora credere in un futuro migliore e che spera di risorgere dalle sue stesse ceneri.

Una fiction per tutti che piace nella sua semplicità

Di sicuro, Belcanto ha i suoi punti deboli. Quell’alone da fiction – troppo – italiana pervade la narrazione fin dal suo incipit, come la recitazione risulta fin troppo passionale (a volte) dove non ci sarebbe bisogno di eccellere. Piace, però, l’immagine di un’Italia di metà ‘800 e convince quella foto ruvida di Napoli e Milano che appare nelle prime due puntate. Nasce proprio per piacere a tutti perché, con tratti semplici ma con un racconto di buona fattura, Belcanto entra a gamba tesa in un panorama molto competitivo e trova comunque il modo di imporsi proprio grazie alle sue caratteristiche.