La competizione nel settore dell’intelligenza artificiale si fa sempre più serrata, e Google ha deciso di alzare la posta.
Secondo un memo interno firmato dal co-fondatore Sergey Brin, gli ingegneri dell’azienda sono stati invitati a lavorare fino a 12 ore al giorno, cinque giorni a settimana, per accelerare lo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale e mantenere il primato tecnologico.
Brin ha definito le 60 ore settimanali come il “punto dolce della produttività”, sottolineando che solo un impegno straordinario può garantire il successo nella “gara finale verso l’intelligenza artificiale generale (AGI)”. L’obiettivo è chiaro: superare i concorrenti come OpenAI e Microsoft, che hanno già fatto passi significativi nel settore. “La competizione è accelerata immensamente, e dobbiamo turbo-caricare i nostri sforzi,” ha scritto Brin nel memo.
La richiesta di aumentare le ore di lavoro ha suscitato reazioni contrastanti tra i dipendenti. Da un lato, alcuni vedono questa spinta come un’opportunità per contribuire a progetti rivoluzionari; dall’altro, c’è chi teme che un ritmo così intenso possa portare a esaurimento e problemi di salute. Brin ha riconosciuto il rischio di sovraccarico, ma ha ribadito che il sacrificio è necessario per vincere la corsa all’IA.
Google non è l’unica azienda della Silicon Valley a spingere i propri dipendenti a lavorare di più. La pressione per innovare e rimanere competitivi è palpabile in tutto il settore tecnologico. Tuttavia, questa cultura del lavoro intensivo solleva interrogativi sull’equilibrio tra vita privata e professionale e sull’impatto a lungo termine sulla forza lavoro.
La decisione di Google di chiedere ai suoi ingegneri di lavorare 12 ore al giorno riflette l’intensità della competizione nel settore dell’intelligenza artificiale. Mentre l’azienda punta a mantenere la sua posizione di leader, resta da vedere se questa strategia porterà i risultati sperati o se rischierà di alienare i suoi talenti migliori.