Il Portogallo ha fatto storia diventando il primo paese in Europa a introdurre una legge contro la violenza ostetrica, con l’intento di proteggere le donne da abusi durante il parto e l’assistenza sanitaria perinatale.
Questa legislazione è stata accolta con grande entusiasmo da attivisti dei diritti delle donne, ma non senza critiche da parte di una parte significativa della comunità medica. I professionisti sanitari definiscono la legge “inadeguata e incompleta”, suscitando preoccupazioni riguardo le potenziali ripercussioni sul clima di fiducia tra medici e pazienti, oltre a criticare il fatto che la legge sia stata promulgata senza un’adeguata consultazione con chi lavora quotidianamente nelle strutture sanitarie.
La violenza ostetrica è un termine che si riferisce a ogni forma di abuso, maltrattamento o trattamento disumanizzante che una donna può subire durante la gravidanza, il parto e il post-parto. Questo fenomeno può manifestarsi in vari modi, inclusi interventi non consenzienti, mancanza di comunicazione, trattamenti inappropriati o addirittura aggressioni fisiche. La legge portoghese contro la violenza ostetrica nasce in risposta a un crescente numero di testimonianze di donne che hanno denunciato esperienze traumatiche durante il parto e la cura perinatale.
La legge è stata promulgata nel gennaio del 2025 e ha introdotto misure concrete per la prevenzione e la punizione di abusi nelle sale parto e nelle strutture sanitarie. Essa prevede che tutte le pratiche ostetriche debbano rispettare i diritti fondamentali delle donne, garantendo il consenso informato, la dignità e la sicurezza durante il parto. Inoltre, la legge stabilisce un sistema di segnalazione di abusi e un quadro giuridico per le donne che subiscono violenze, permettendo loro di avviare azioni legali contro il personale sanitario responsabile.
Nonostante le buone intenzioni, la legge ha sollevato preoccupazioni all’interno della comunità medica. Molti medici e ostetriche considerano la legge insufficiente e problematica. Secondo loro, le misure previste sono troppo generiche e non affrontano adeguatamente la complessità delle situazioni che si possono verificare durante il parto. In particolare, si sottolinea come la legge non faccia chiarezza su come distinguere tra pratiche legittime e pratiche che potrebbero essere considerate violente, creando confusione e potenziale pericolosità nell’approccio terapeutico.
Un altro punto critico riguarda la mancanza di consultazione con i professionisti sanitari durante la stesura della legge. I medici affermano che, nonostante le intenzioni di proteggere le donne, la legge non tiene conto della realtà pratica e delle difficoltà quotidiane che gli operatori sanitari affrontano durante il parto. La paura di commettere errori interpretativi delle disposizioni potrebbe portare a un clima di sospetto e incertezza tra medici e pazienti, con il rischio che i professionisti evitino di intraprendere alcune pratiche necessarie per il benessere della madre e del bambino, temendo possibili accuse di violenza.
La principale preoccupazione sollevata da molti nel settore sanitario è che la legge possa alimentare un clima di sospetto e tensione, sia tra i medici che con le pazienti. I professionisti temono che la legge possa essere usata per sollevare false accuse di violenza ostetrica, minando la fiducia reciproca che è essenziale per una cura efficace. Alcuni medici temono anche che la legge possa disincentivare la pratica di interventi ostetrici che potrebbero essere necessari in situazioni di emergenza, per paura che queste azioni vengano interpretate come abuso.
Inoltre, la legge non stabilisce linee guida chiare su come le violazioni dei diritti delle donne vengano giudicate, lasciando un ampio spazio di interpretazione che potrebbe portare a decisioni incoerenti o addirittura punitive nei confronti di professionisti che, per le circostanze, abbiano dovuto prendere decisioni difficili durante il parto.
D’altra parte, molte organizzazioni per i diritti delle donne e attivisti considerano la legge un passo fondamentale per porre fine a una cultura della violenza nascosta che ha troppo a lungo caratterizzato il settore sanitario. Queste realtà sottolineano che, sebbene la legge non sia perfetta, essa rappresenta un progresso importante nella lotta contro gli abusi, e può stimolare un cambiamento culturale nelle strutture ospedaliere, spingendo i professionisti sanitari a un maggiore rispetto della dignità e dei diritti delle donne.
In ogni caso, i gruppi per i diritti delle donne invitano anche a un monitoraggio costante della legge, affinché vengano apportate modifiche e miglioramenti nel tempo. L’auspicio è che, attraverso la discussione e il coinvolgimento di tutti gli attori, la legge possa evolversi in un strumento più completo ed equilibrato che possa soddisfare le esigenze di tutte le parti coinvolte.
Nonostante le sue criticità, la legge portoghese ha senza dubbio posto una pietra miliare nella protezione dei diritti delle donne durante il parto. Tuttavia, per garantire il successo a lungo termine, sarà fondamentale un dialogo continuo tra la politica, i professionisti sanitari e le organizzazioni dei diritti umani.