Pechino condanna il Vicepresidente Americano JD Vance per le dichiarazioni sui prestiti cinesi



Le dichiarazioni del vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, hanno suscitato una reazione forte e immediata da parte del governo cinese. Vance, parlando giovedì con Fox News, aveva affermato che Washington stesse “prendendo in prestito denaro dai contadini cinesi”, un commento che ha sollevato critiche da Pechino.

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha risposto duramente, definendo le parole del vicepresidente “ignoranti e maleducate” e ribadendo che la posizione della Cina sulle relazioni economiche e commerciali bilaterali è stata “molto chiara”.

Durante l’intervista, JD Vance ha difeso l’uso dei dazi come una misura necessaria per contrastare ciò che ha definito una “economia globalista”, che, secondo lui, “non ha funzionato per gli americani comuni”. Vance ha argomentato che gli Stati Uniti devono ridurre la loro dipendenza da potenze estere, in particolare dalla Cina, e ha utilizzato l’esempio dei prestiti cinesi agli Stati Uniti per sottolineare la crescente vulnerabilità economica americana.

Il vicepresidente ha poi aggiunto che il debito pubblico statunitense, in gran parte detenuto da paesi come la Cina, mette in discussione la sovranità economica del paese, suggerendo che l’indebitamento con potenze straniere rischi di compromettere le politiche interne e la sicurezza nazionale.

La risposta da parte di Pechino non si è fatta attendere. Lin Jian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha commentato le dichiarazioni di Vance in termini estremamente critici. “È sorprendente e triste sentire parole così ignoranti e maleducate da questo vicepresidente”, ha dichiarato Lin. Il portavoce ha poi aggiunto che la Cina non ha mai forzato alcuna nazione a prendere in prestito denaro e che la sua politica economica è sempre stata orientata al rispetto reciproco e alla cooperazione.

Lin Jian ha inoltre sottolineato che la posizione della Cina riguardo alle relazioni economiche e commerciali con gli Stati Uniti è ben chiara: Pechino punta a un commercio basato su regole e benefici reciproci, ma non accetta accuse infondate o insulti che minano il rispetto e la fiducia tra i due paesi.

Le dichiarazioni di JD Vance rientrano in un contesto di crescente tensione nelle relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina. Da anni, le due potenze sono impegnate in una complessa guerra commerciale, che ha visto l’introduzione di dazi e tariffe reciproche. L’America ha accusato la Cina di pratiche commerciali sleali, mentre Pechino ha ribattuto, sostenendo che le politiche statunitensi siano guidate da pregiudizi e da una visione miope degli equilibri globali.

In particolare, la Cina è uno dei maggiori detentori del debito pubblico americano, un aspetto che viene spesso sollevato nei dibattiti sulle vulnerabilità economiche degli Stati Uniti. Tuttavia, mentre Vance ha utilizzato questo dato per evidenziare la dipendenza americana dalla Cina, Pechino ha replicato sostenendo che l’indebitamento è una scelta volontaria degli Stati Uniti, che beneficiano della stabilità e della liquidità offerte dai mercati finanziari internazionali.

Le parole di Vance e la risposta di Pechino evidenziano le difficoltà nella gestione delle relazioni bilaterali tra i due paesi. Mentre gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione di Trump e con il contributo di figure come Vance, cercano di riformare e ridurre la loro dipendenza da potenze estere, la Cina continua a perseguire una politica di espansione economica, cercando di consolidare la sua posizione di potenza globale.

Nel contesto di queste tensioni, la difesa dei dazi e l’attacco alle politiche “globaliste” da parte di Vance si inseriscono in un ampio dibattito sulla globalizzazione e sul futuro delle economie mondiali. Se da una parte gli Stati Uniti cercano di proteggere i propri interessi economici e industriali, dall’altra la Cina risponde con fermezza, sostenendo che un sistema commerciale globale equo debba rispettare i principi di reciprocità e non di accuse infondate.

Il confronto tra JD Vance e Pechino segna un nuovo capitolo nella rivalità economica tra Stati Uniti e Cina, un conflitto che riguarda non solo la gestione del debito pubblico e i dazi, ma anche la visione di un futuro commerciale globale. Le dichiarazioni di Vance e la reazione cinese mostrano quanto le relazioni bilaterali siano delicate e suscettibili a interpretazioni divergenti su temi economici cruciali. La risposta di Pechino, con il suo richiamo al rispetto e alla cooperazione, sembra voler segnare un confine chiaro per evitare che la retorica politica influenzi negativamente le dinamiche economiche internazionali.