Le sei maggiori aziende tecnologiche statunitensi — Alphabet (Google), Amazon, Apple, Meta (Facebook), Microsoft e Netflix — avrebbero eluso tasse per un totale di 277,8 miliardi di dollari nell’ultimo decennio.
A rivelarlo è un rapporto della Fair Tax Foundation, che mette in evidenza la discrepanza tra le aliquote fiscali nominali previste per le imprese e le cifre effettivamente versate da queste multinazionali.
Secondo lo studio, le big tech avrebbero approfittato di un sistema fiscale frammentato e pieno di scappatoie legali, sfruttando paradisi fiscali e meccanismi di ottimizzazione fiscale per ridurre drasticamente i propri obblighi tributari. Le aliquote nominali negli Stati Uniti — che si aggirano attorno al 21% per le imprese — sarebbero state ampiamente disattese, con alcune aziende che in certi anni avrebbero pagato aliquote reali inferiori al 10%.
Il report denuncia anche il ruolo delle giurisdizioni offshore, dove una parte consistente dei profitti verrebbe registrata nonostante le attività economiche principali si svolgano altrove. Questo tipo di pianificazione fiscale, seppur spesso legale, solleva interrogativi etici in un contesto in cui le disuguaglianze fiscali tra grandi aziende e piccole imprese continuano ad aumentare.
La Fair Tax Foundation chiede una riforma fiscale globale più stringente e coordinata, che imponga un’imposta minima effettiva a livello internazionale, in linea con le recenti proposte dell’OCSE e del G20. L’obiettivo: evitare che colossi digitali possano continuare a beneficiare dei servizi pubblici senza contribuire in maniera proporzionale al loro finanziamento.
Le aziende coinvolte non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, ma in passato hanno sempre sostenuto di operare nel pieno rispetto delle leggi fiscali vigenti nei paesi in cui operano. Tuttavia, il crescente malcontento dell’opinione pubblica e la pressione politica potrebbero spingere verso un cambiamento, in un momento storico in cui la trasparenza e la responsabilità fiscale sono sempre più al centro del dibattito globale.