Contro-sanzioni cinesi contro deputati americani e dirigenti di Ong per “interferenze flagranti”
La tensione tra Stati Uniti e Cina torna a salire, questa volta sul delicato tema di Hong Kong. Il governo cinese ha annunciato l’imposizione di contro-sanzioni nei confronti di alcuni membri del Congresso americano. Inoltre, sono colpiti anche dirigenti di organizzazioni non governative con sede negli Stati Uniti. La decisione è stata motivata da presunte “interferenze flagranti” negli affari interni della regione amministrativa speciale di Hong Kong.
La misura arriva come risposta diretta alle sanzioni recentemente imposte da Washington nei confronti di sei funzionari cinesi e di Hong Kong. Questi funzionari sono accusati di essere coinvolti nella repressione degli attivisti pro-democrazia e nella limitazione delle libertà civili nel territorio.
Secondo quanto dichiarato dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, “Hong Kong è parte integrante della Cina e i suoi affari non ammettono ingerenze straniere”. Pechino ha ribadito la propria posizione di assoluta fermezza. Questo di fronte a quella che considera una grave violazione della sovranità nazionale da parte degli Stati Uniti.
“Le pratiche errate degli Stati Uniti riceveranno risposte ferme e misure reciproche”, ha aggiunto Guo, sottolineando che le sanzioni americane sono contrarie al diritto internazionale e rappresentano un ulteriore passo verso la destabilizzazione delle relazioni diplomatiche tra le due superpotenze.
Le contromisure adottate da Pechino comprendono restrizioni sui visti, congelamento di beni eventualmente detenuti in Cina, e divieto di fare affari con entità cinesi. Anche se i nomi delle persone colpite non sono stati resi pubblici in modo dettagliato, fonti vicine al governo cinese riferiscono che si tratta di personalità apertamente critiche. Queste sono critiche nei confronti della politica di Pechino a Hong Kong.
Questo nuovo episodio si inserisce in un contesto già carico di tensioni. Esso è segnato da numerosi scontri diplomatici negli ultimi anni su temi come i diritti umani, la tecnologia, il commercio, e la sicurezza militare. Hong Kong, in particolare, è diventata un simbolo della frattura tra modelli democratici e autoritari. Ogni intervento esterno viene interpretato da Pechino come un tentativo di indebolire il principio “un Paese, due sistemi”.
Sul piano internazionale, la comunità diplomatica osserva con preoccupazione l’evolversi degli eventi. Gli analisti ritengono che la politica di “diplomazia della ritorsione” adottata da Pechino non farà che irrigidire ulteriormente i rapporti con Washington. Questo renderà più difficile qualsiasi tentativo di dialogo costruttivo.
Intanto, il governo americano ha confermato la propria posizione. Ha sostenuto che le sanzioni imposte avevano l’obiettivo di difendere i diritti fondamentali e sostenere il popolo di Hong Kong. Il popolo di Hong Kong è sempre più stretto tra pressioni politiche e restrizioni alle libertà civili.
Non è la prima volta che le due potenze si affrontano su questo terreno, e con ogni probabilità non sarà nemmeno l’ultima. Ma è chiaro che, anche sul fronte delle sanzioni, la partita geopolitica tra Stati Uniti e Cina è tutt’altro che finita.
