Il cuore devoto di Pagani ha pulsato forte per la partecipazione attesa alla Festa della Madonna delle Galline. Questa celebrazione è culminata oggi 27 aprile 2025 in un abbraccio corale tra l’antica tradizione e il presente.
Migliaia di fedeli, con le mani strette a rosari e ceri, hanno trasformato le strade in un fiume di commozione. Hanno legato il destino della Vergine a quello di Papa Francesco. È stato ricordato dal vescovo Giuseppe Giudice durante l’omelia: “La Madonna ci guida verso la porta santa del cielo”.
Tra le anime dell’organizzazione della festa, il Sindaco Lello De Prisco e Valentina Oliva, tessitrice di progetti, hanno mostrato impegno e devozione. Con senso di comunità, assessore alla cultura e figura simbolo del territorio, Valentina ha incarnato la caparbietà di una madre e di una leader. Ha orchestrato con dedizione ogni dettaglio della celebrazione.
La sua capacità di catalizzare tradizione e innovazione ha dato voce ai “toselli”, altari popolari dove generazioni si passano il testimone della devozione. Ha coinvolto anche il Museo della Madonna, custode di secoli di miracoli. “Donna coraggiosa” per il sindaco De Prisco, Valentina ha trasformato il lutto in un inno collettivo. Ha preservato il rito senza spezzarne la gioia.
Nella processione dell’ottava di Pasqua, il popolo paganese con il suo devoto sindaco, Lello De Prisco, ha marciato con ardore antico. Il sindaco da sempre non si risparmia per rilanciare il suo territorio. Hanno portato in dono galline vive, simbolo del miracolo fondativo. I cantori intonavano litanie, che hanno fatto vibrare i vicoli.
Ogni passo riecheggiava il XVI secolo, quando le galline scavarono la sacra effigie. Era sentito anche il dolore recente per il Pontefice, assorbito nelle veglie notturne.
Come un mosaico universale, l’evento ha fuso ricordi d’infanzia, sudore di “tosellanti” e preghiere globali. La statua della Madonna, avvolta dal fruscio di ali e bambini, ha confermato Pagani come “topos dove l’umanità ritrova sé stessa”.
Le foto sono state realizzare dalla giornalista Susy Pepe che da anni segue con devozione ed interesse antropologico e professionale l’evento.