Il vento sta cambiando negli equilibri monetari globali, e una figura in particolare sembra soffiare con forza in questa direzione: Donald Trump.
Le sue politiche, spesso improntate a un unilateralismo aggressivo e a una certa insofferenza verso l’ordine internazionale consolidato, stanno innescando un processo di lenta ma inesorabile perdita di centralità del dollaro statunitense.
Un vuoto che, inaspettatamente, potrebbe essere colmato dall’euro, a patto che l’Europa sappia cogliere questa congiuntura unica e agire con lungimiranza strategica.
Le ragioni politiche dietro questa potenziale de-dollarizzazione sono molteplici e in gran parte riconducibili alle azioni dell’ex e, dal 2024, nuovamente Presidente degli Stati Uniti.
La sua politica di sanzioni economiche unilaterali, l’utilizzo del dollaro come arma geopolitica e la messa in discussione di accordi internazionali hanno minato la fiducia di molti paesi nella stabilità e nell’imparzialità della valuta americana, in particolare quella del Dollaro.
Nazioni che si sentono prese di mira o escluse dal sistema finanziario dominato dal dollaro sono sempre più alla ricerca di alternative per le proprie transazioni commerciali e riserve di valore.
L’ euro si presenta come un candidato naturale per assumere un ruolo di maggiore rilievo. La sua stabilità, la dimensione dell’economia dell’Eurozona e la sua credibilità istituzionale rappresentano indubbi punti di forza.
Tuttavia, per trasformare questa potenziale opportunità in una reale ascesa a moneta di riferimento globale, l’Europa deve affrontare sfide interne ed esterne di non poco conto.
In primo luogo, il completamento dell’unione dei capitali è un imperativo categorico. Un mercato finanziario europeo pienamente integrato, con regole armonizzate e una supervisione efficace, aumenterebbe l’attrattività dell’euro come luogo sicuro e liquido per gli investimenti.
Ciò favorirebbe una maggiore internazionalizzazione della valuta, rendendola più appetibile per investitori e operatori commerciali di tutto il mondo, che attualmente fanno uso del Dollaro.
In secondo luogo, l’Europa deve iniziare a pensare geopoliticamente. La stabilità economica e monetaria da sole non bastano nell’arena globale.
È necessario sviluppare una visione strategica unitaria, capace di proiettare la propria influenza politica ed economica in modo coerente e assertivo.
Ciò implica una maggiore coesione tra gli Stati membri in politica estera, una difesa comune più robusta e una diplomazia economica efficace nel tessere alleanze e partnership strategiche.
Infine, l’Europa deve trasformare la sua stabilità in una forza narrativa e strategica. La solidità dell’euro e l’affidabilità delle istituzioni europee devono essere comunicate in modo efficace, evidenziando i vantaggi di un sistema multipolare in cui l’euro rappresenta un pilastro di equilibrio e prevedibilità.
Questa narrazione deve essere accompagnata da azioni concrete che rafforzino il ruolo dell’euro nei mercati internazionali, come l’emissione di debito comune e la promozione del suo utilizzo nelle transazioni commerciali con partner strategici, che spesso sono legati al Dollaro.
L’opportunità è reale e senza precedenti. La politica di Donald Trump, pur con le sue criticità, ha involontariamente aperto una finestra di possibilità per l’euro.
Tuttavia, l’Europa non può permettersi di rimanere immobile. Solo attraverso un’azione concertata e una visione strategica audace, il vecchio continente potrà raccogliere questa sfida e trasformare la sua stabilità in una vera e propria forza globale, con l’euro al centro di un nuovo ordine monetario internazionale, lontano dall’ombra del Dollaro.



