M – il figlio del secolo è la serie dell’anno ai Nastri d’argento. Perché la serie di Sky è un vero capolavoro? 

Liberamente ispirata al romanzo di Scurati – primo volume di una saga storica –, M- il figlio del secolo è diventata una tra le serie di Sky di maggior successo della passata stagione. Ai Nastri d’Argento ha vinto il titolo di serie dell’anno. E non poteva essere diversamente per un prodotto di ottima fattura e di rara bellezza. Non solo ha avuto la capacità di raccontare l’ascesa del Fascino con una disarmante lucidità. Ma, più che altro, ha riflettuto su tutte le incongruenze del nostro Paese della politica italiana. Ecco perché la serie ha meritato questo grande riconoscimento.

Non è facile raccontare una pagina di storia così controversa come il Fascismo. Quei venti anni di regine hanno cambiato profondamente il volto dell’Italia. Nonostante la figura di Mussolini sia relegata solo nei libri di storia, le idee folle e per nulla inclusive del Duce sono ancora molto presenti nella cultura e in politica (soprattutto di estrema destra). Antonio Scurati con il primo libro – vincitore del Premio Strega – dal titolo M – il figlio del secolo ha cercato di raccontare (senza falsi perbenismi) la figura del Duce. Lo ha fatto senza mai scendere a patti con nessuno. Un romanzo che è stato un successo di pubblico tanto è vero. Infatti, è stata sviluppata una saga di 5 libri tutti sull’ascesa e la caduta del fascino.

Come ben sappiamo, il libro è diventato una serie tv (e qui ne abbiamo già parlato) che riallaccia i fili con il “mito” di Mussolini e ne decostruisce la stessa figura, regalando al pubblico un prodotto unico nel suo genere. Diretto da Joe Wright e con Luca Marinelli – in stato di grazia – nel ruolo di Benito. M – il figlio del secolo è stata una scommessa vinta per il colosso di Sky. Dopo la presentazione – in sordina – al Festival del cinema di Venezia, la serie ha debuttato in tv solo nel febbraio del 2025, implodendo come un fenomeno.

Non solo un fenomeno di pubblico ma anche di critica. Infatti ai Nastri d’Argento, la produzione di Sky ha vinto il premio di miglior serie dell’anno, confermando tutto il suo appeal. Ma cosa ha reso tale uno show così controverso? M – il figlio del secolo ha saputo raccontare l’Italia e tutte le sue più assurde contradizioni. 

Una serie storica ma che parla di politica e società 

La storia prende le fila nel 1919 e mostra un’Italia uscita a pezzi dal primo conflitto mondiale. Non nasconde, però, la sua voglia di rinascita e di affermazione in Europa. È in questo contesto così tumultuoso che si impone la figura di Benito Mussoli. Da piccolo direttore di un giornale, sogna di poter essere il rappresentante di un Paese e riscrivere la sua pagina politica. Fonda un partito che unisce i derelitti, i perdenti e tutti quelli che sono delusi dal Re e dai socialisti. La corsa in politica non è facile ma, attraverso una campagna elettore che celebra (con la forza) i valori della cristianità, Mussolini si impone in Parlamento.

La serie racconta la vita di Benito e tutte le figure – poco chiare – che hanno contribuito al suo “successo”. Si arriva fino alla morte di Matteotti e a quel discorso in Parlamento del 3 gennaio del 1925 in cui Mussolini si impone definitivamente. La democrazia finisce sotto scroscianti applausi. Al netto di un racconto che miscela la fiction con i fatti realmente accaduti, la serie ha convinto. Questo perché pur essendo ambientata quasi un secolo fa, ha raccontato il nostro passato e il nostro presente. Riflettono sulla politica e sulla società dell’epoca, che non è poi tanto distante da quella contemporanea.

Luca Marinelli è un perfetto Benito Mussolini 

Al centro del racconto non c’è solo la politica dell’Italia e la nascita del Fascino ma, più di tutti, c’è il ritratto del Duce. E, Luca Marinelli (sulla cresta dell’onda dopo Lo chiamavano Jeeg Robot) presta il suo volto per stigmatizzare l’immagine di Mussolini in un ruolo che consacra tutta la sua bravura.

Qui esce un’immagine diversa del politico. Non solo c’è il Mussolini forte e camaleontico che sa convincere le folle. Ma c’è anche il Benito uomo, il padre-padrone, il marito fedifrago che predica bene e razzola male. C’è l’immagine di un politico che è in perenne conflitto con se stesso, che non si sente mai all’altezza. Tuttavia, è capace di essere folle e poco pragmatico, pensando di poter imporre il suo volere con la folla. Marinelli cavalca il mito e porta in tv un Mussoli macchiettistico, che ha avuto il potere di cambiare la storia solo perché gli è stato concesso di farlo. 

L’annata d’oro di Sky 

Pioggia di appalusi per M – il figlio del secolo, ed è giusto che sia così. Ma ai Nastri D’Argento ci sono state altre serie di Sky che ne hanno vinto diversi riconoscimenti. Il 31 maggio nuovi premi sono arrivati per L’Arte della Gioia, che ha vinto il Nastro d’Argento nella categoria “Miglior Serie Drama” e Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, vincitrice nella categoria “Miglior Serie Commedia”.  Premiati anche molti attori, tra cui Tecla Insolia e Matteo Oscar Giuggioli (già vincitori del David David Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars) e i fratelli D’Innocenzo per l’autorialità cinematografica di Dostoevskij.  Tutti i titoli menzionati sono disponibili su Sky e in streaming solo su Now. 

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