I data broker: chi compra e chi vende i tuoi dati
Nei meandri del web esiste un mercato non regolamentato, ma legale: quello dei data broker, società che raccolgono, aggregano e vendono informazioni personali, senza riconoscere nessun compenso agli utenti. Tra questi:
- UpLead, fornitore B2B di lead con oltre 160 milioni di contatti e accuratezza del 95%.
- EproDirect, specializzata in liste di meeting planner (oltre 80.000 contatti) per il settore eventi.
- LiveIntent, piattaforma di advertising su email.
- RevOptimal, ottimizzazione pubblicitaria.
- Melissa, qualità dati e pulizia delle liste.
- Fideo Intelligence, profilazione antifrode.
- Optimal Fusion, marketing mirato.
- AdElement, campagne cross‑channel.
- Fifty, analytics comportamentale.
- AdDefend, piattaforma anti-adblock e profilazione pubblicitaria.
- Fetcher, lead generation automatizzata nel recruiting.
- M1 Data & Analytics
- Cybba
- People Data Labs
- Crunchbase
- Clay Labs
- BookYourData
- SalesIntel
- Apollo
- Arkeero
- FourLeaf LLC
- IntentMacro
- Intalytics / Kalibrate
- Pipl
- DemystData
- Yasni
- VenPath
- Dice
- ID5
- Ermes
- BizClik Media Group
- Terminus
- Lighthouse List
- Bliss Point Media
- Comscore
Altri nomi soggetti alla rimozione rappresentano duplicati o aziende senza URL pubblicamente verificabili.
Queste aziende operano legalmente, ma con un unico scopo: monetizzare informazioni generate dagli utenti. Il problema non è solo la loro esistenza, ma l’assenza di compensazione verso chi genera i dati.
Il Brasile punta alla proprietà dei dati
Il Brasile sta avanzando oltre: un disegno di legge mira a qualificare i dati personali come proprietà privata, imponendo alle aziende di compensare economicamente l’utilizzo delle informazioni raccolte.
Si tratta di un’estensione concreta della LGPD (Lei Geral de Proteção de Dados, 2020), e introduce l’idea di un “portafoglio digitale” dove l’utente può accumulare e incassare valore dai propri dati.
Se approvata, sarà un precedente globale: non più solo privacy, ma valore monetario riconosciuto.
Europa e Garante: perché il sistema è zoppo
In Europa l’approccio resta insufficiente. Ogni sito impone un “consenso” ai cookie – un contratto che nessuno legge – mentre si ignora il nodo centrale: i dati hanno valore.
Il Garante italiano e la Commissione europea continuano a elaborare norme sul consenso e i banner cookie, ma non impongono ai broker di redistribuire alcunché.
In Italia e nell’Ue:
- Nessuna normativa prevede la remunerazione per chi genera dati;
- Nessun obbligo di redistribuzione economica;
- Nessuna sanzione efficace contro chi lucra sui nostri dati.
Il Brasile discute di compensi veri. Da noi si tratta solo di banner “OK”.
Il Brasile sta ridefinendo i dati personali come beni economici.
In Europa ci si ferma ai cookie.
Difendersi è possibile: cancellate i vostri dati.
Per ottenere qualcosa di più occorre un cambiamento politico: riconoscere dignità economica ai dati e sanzionare chi li privatizza.
Come cancellarsi e difendere i propri dati
Si può reagire. Piattaforme come Incogni automatizzano le richieste di cancellazione ai principali broker, risparmiando ore di burocrazia e ottenendo risultati documentati.
È un servizio a pagamento, ma efficiente e trasparente.
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