La solitudine di Paolo, un ragazzo di 14 anni che non ha retto al bullismo


Paolo si è tolto la vita un giorno prima di ricominciare la scuola, all’alba dei suoi 15 anni. Un gesto inaspettato per i genitori, che avevano cenato con lui la sera prima, ignari del tormento che si portava dentro.

Eppure, le parole del padre risuonano come un avvertimento postumo: “Da un po’ di tempo ripeteva: ‘Che palle, devo tornare a scuola’”. E proprio lì, tra i banchi e i corridoi, sembra si nasconda il motivo del suo gesto estremo.

Il bullismo, una piaga che ha tormentato Paolo per anni, è la probabile causa di questa tragedia. Già in quinta elementare, la famiglia aveva denunciato episodi di violenza, tra cui un bambino che minacciava Paolo con un coltello in classe. Una denuncia archiviata, un grido d’aiuto ignorato. Un isolamento che è continuato anche alle scuole medie, costringendo i genitori a cambiare istituto.

Ma il problema si è ripresentato: a Paolo, per i suoi capelli lunghi e biondi, veniva affibbiato il nomignolo di “Paoletta” e, a causa del suo carattere onesto e rispettoso, che lo portava a denunciare i problemi in classe, veniva anche chiamato “spione” e “Nino D’Angelo”. Un nome quest’ultimo che, come si vedrà, ha causato un particolare disagio nel ragazzo.

Le scuse di Nino D’Angelo, un appello al cuore

Le parole usate per bullizzare Paolo hanno raggiunto anche il cantante Nino D’Angelo, che ha voluto idealmente scusarsi con il ragazzo in un messaggio sui social. “Perdonaci Paolo se non abbiamo saputo aiutarti e scusami se ti hanno dato il mio nome”, scrive il cantante, evidenziando come certe offese possano fare così male “da poter uccidere un ragazzino della loro stessa età”.

Un messaggio forte, che non solo condanna il bullismo ma lancia anche un monito a tutti i genitori: “Dov’eravamo noi, tutti noi che oramai sappiamo sempre poco dei nostri figli?”.

Un invito a essere più presenti, a non sottovalutare i segnali di disagio e a educare i propri figli al rispetto e all’empatia. La storia di Paolo è un tragico promemoria di quanto il bullismo possa essere distruttivo. Un problema che non si risolve archiviando una denuncia o cambiando scuola. Una tragedia che ci spinge a riflettere e a guardare con più attenzione i ragazzi e le loro fragilità.

Cosa possiamo fare per evitare che altre storie come quella di Paolo si ripetano? La risposta non è facile, ma può partire da una maggiore attenzione e dal dialogo tra genitori, ragazzi e scuola.