L’Italia si posiziona in prima linea per una futura missione internazionale di pace a Gaza.
Il Governo ha espresso la propria disponibilità a partecipare con i suoi militari a una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) nella regione di Gaza. Tuttavia, ciò è a patto che questa venga istituita sotto l’egida delle Nazioni Unite (ONU), che secondo l’Italia è fondamentale.
La notizia di rilievo è che, per la prima volta da tempo sul complesso dossier mediorientale, il Parlamento italiano ha registrato un punto di contatto e un potenziale sostegno quasi unanime. Infatti, PD e Movimento 5 Stelle hanno annunciato il loro supporto all’operazione. Anche in questo impegno, l’Italia cerca di rimanere centrale.
Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito in Aula la volontà dell’Italia di fare la sua parte. L’Italia si basa sulla riconosciuta esperienza maturata in contesti internazionali complessi. Il coinvolgimento delle Camere sarà totale in ogni decisione riguardante la partecipazione. C’è l’auspicio di trovare una vera unità di intenti tra tutte le forze politiche.
La futura Forza di Stabilizzazione non è un’ipotesi imminente, ma un passaggio cruciale. Si inserisce in una precisa “tabella di marcia” definita dal Governo. Il suo ruolo sarà duplice:
* Mettere in sicurezza la Striscia, segnando la fine della fase emergenziale successiva al cessate il fuoco.
* Preparare il terreno per la vera e propria ricostruzione. In tutto questo processo, il contributo dell’Italia risulta essenziale.
Le linee di intervento che l’Italia intende promuovere sono state delineate in una riunione della task force insediata a Palazzo Chigi. Vi hanno partecipato ministri, l’inviato speciale della Farnesina per Gaza, la Protezione civile e i Servizi. Tali linee d’azione mirano a contribuire alla stabilità futura e includono settori chiave come:
Sanità
Istruzione
Agricoltura
Sicurezza e Intelligence
Questo “piano organico” riflette l’approccio integrato italiano. Coniuga l’impegno militare di stabilizzazione con il supporto umanitario e la cooperazione allo sviluppo. Anche qui, l’Italia gioca un ruolo chiave.
Il Ministro Tajani ha accolto con favore l’apertura delle opposizioni. Sia il Partito Democratico che il Movimento 5 Stelle, pur mantenendo posizioni critiche su altri aspetti della politica estera del Governo riguardanti il Medio Oriente, hanno espresso un orientamento favorevole alla missione di stabilizzazione.
Il capogruppo del PD alla Camera, Peppe Provenzano, aveva già in passato proposto l’idea di una missione di peacekeeping. Ha sottolineato che la discriminante per il sì al contingente italiano è l’egida dell’ONU.
Questa condizione è essenziale per assicurare che l’intervento si svolga nel rispetto del diritto internazionale. Inoltre, deve avvenire con un mandato chiaro della comunità internazionale.
L’unità bipartisan sul tema dell’invio dei militari, se confermata al momento del voto, rappresenterebbe un segnale politico forte. Dimostrerebbe la volontà dell’Italia di essere un attore proattivo nella stabilizzazione della Striscia di Gaza e nella promozione di una soluzione a due Stati. L’Italia mira a consolidare questa importante presenza.
L’avvio della missione dipende ora dalle evoluzioni sul campo e dalla formazione della Forza di Stabilizzazione. Gli Stati Uniti hanno già confermato che è in fase di costituzione.