La figura di Babbo Natale viene spesso liquidata come una “bugia innocente”. Tuttavia, privare l’infanzia della magia in nome di una precoce e fredda verità può avere costi emotivi inaspettati.
Difendere il diritto di un bambino a credere non significa ingannarlo, ma fornirgli gli strumenti emotivi per affrontare il mondo con speranza e ottimismo.
Credere in qualcosa di invisibile ma profondamente buono getta le basi per quella che gli psicologi chiamano fiducia di base. Chi cresce alimentando la fantasia sviluppa una “luce interiore”: la capacità di credere che il bene sia possibile e che la meraviglia esista.
Se un bambino viene educato a vedere solo la nuda realtà materiale, rischia di scivolare precocemente nel cinismo. Il nichilismo nasce spesso da un vuoto di significato; la favola, invece, riempie quel vuoto con valori come la generosità e l’attesa gioiosa.
L’ottimismo coltivato attraverso il mito diventa una riserva di energia a cui attingere da adulti nelle fasi buie della vita. Chi ha saputo sognare da piccolo, spesso sa sperare meglio da grande.
Esiste un timore diffuso che alimentare le favole impedisca lo sviluppo della razionalità. In realtà, il pensiero critico non nasce dalla negazione della fantasia, ma dal confronto con essa.
Il momento in cui un bambino inizia a porsi domande (“Come fa a fare tutto il giro del mondo in una notte?”) segna il risveglio della logica. È la prima vera indagine scientifica e filosofica della sua vita.
Non si può sviluppare un pensiero critico solido se non si ha avuto nulla in cui credere. Il passaggio dalla “fede” nella favola alla comprensione della realtà è un esercizio fondamentale per imparare a distinguere i diversi piani dell’esistenza.
C’è una differenza sostanziale tra la favola di Babbo Natale e le menzogne del mondo adulto. Mentre la prima serve a costruire la struttura emotiva del bambino, le seconde servono a manipolare il cittadino.
Se da bambini la favola è un dono, da adulti la credulità diventa un limite. Il pensiero critico, allenato proprio sulla distinzione tra realtà e finzione, deve attivarsi con forza quando le “fandonie” arrivano dalla propaganda o dai politici.
Un adulto che ha vissuto pienamente l’incanto dell’infanzia è paradossalmente più attrezzato a riconoscere quando qualcuno cerca di vendergli un’illusione tossica. Sa cos’è una favola e sa che il suo posto è nel cuore e nell’arte, non nei programmi elettorali o nelle promesse di potere.
Mantenere viva la magia di Babbo Natale per i più piccoli non significa crescere degli ingenui, ma coltivare esseri umani capaci di entusiasmo. La sfida della maturità non è diventare cinici e disillusi, ma saper custodire quella “luce della speranza” nel privato, mentre si usa il più affilato pensiero critico per navigare le complessità del mondo reale.
