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L’ultima estate

Lo scorso 7 Novembre è andata in scena presso il teatro Flavio Vespasiano di Rieti l’opera “L’ultima estate” del compositore...

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Lo scorso 7 Novembre è andata in scena presso il teatro Flavio Vespasiano di Rieti l’opera “L’ultima estate” del compositore romano Marcello Filotei. Il lavoro è tratto dal libro “L’ultima estate. Memoria di un mondo che non c’è più” scritto da Filotei e edito da Fas Editore, che vanta l’insigne prefazione di Papa Francesco.
Gli alti valori etici ed artistici di questo lavoro hanno spinto il Ministro della Cultura a inserirlo nei progetti speciali del 2021, finanziandone l’esecuzione in quattro città: Rieti, Foligno, Fermo e L’Aquila, coinvolgendo in un abbraccio ideale le quattro regioni colpite dal sisma del 2016.

L’opera

Per voce narrante, quartetto vocale, video ed ensemble strumentale con la drammaturgia di Vincenzo De Vivo, ha visto come esecutori i solisti dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo, il Bruno Maderna Ensemble e la voce recitante di Greg, diretti dal Maestro Gabriele Bonolis.

La vicenda

Cinque anni fa, il 24 agosto 2016, una violenta scossa di terremoto ha colpito quattro regioni italiane: Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria, mettendo in ginocchio diversi comuni del Centro Italia e portando vittime e devastazione. Come sempre questi fenomeni, oltre al dolore del lutto per la perdita degli affetti di chi è coinvolto, portano ad un senso di smarrimento, un trauma esistenziale dettato dall’appartenenza alla propria terra, ai luoghi cari e ad una comunità violentemente deturpata. Il compositore Marcello Filotei è stato duramente colpito dall’evento. Ha visto il paese di origine, Arquata Del Tronto, raso al suolo e il sisma lo ha privato di entrambi i suoi genitori. L’opera nasce proprio dalla volontà di fissare in modo indelebile il ricordo di queste vite spezzate.

La Memoria di un mondo che non c’è più

La scelta dell’autore non è quella di rappresentare in modo realistico la vicenda, ma di farne respirare le sensazioni, rievocando le atmosfere di quel momento. Nelle intenzioni di Filotei l’opera deve essere una sorta di Via Crucis laica, organizzata come una successione di sequenze cinematografiche nelle quali luoghi e personaggi riemergono per qualche momento, cristallizzati nella musica. La voce recitante di Greg narra i fatti in prima persona, sovrapponendosi al quartetto di voci che intona melismi su testi tratti dal canto Sopra un basso rilievo antico sepolcrale di Giacomo Leopardi. La protagonista è Alexandra, sorella del compositore, rimasta imprigionata per ore sotto le macerie e attorno a lei sono presenti i genitori che da quell’episodio non hanno avuto scampo. La trama è la storia d’amore per un mondo ormai perduto, dal quale si ripresentano personaggi antichi, amici e parenti presenti nel racconto. Ci si chiede come un luogo così tanto amato abbia potuto tradire il cuore della stessa gente che si sente legata così profondamente ad esso. La risposta a questa malinconia, alla spensieratezza perduta, a questo senso di lutto e soffocamento che incombe e opprime, sta nella speranza, la stessa di cui parla Papa Francesco nell’introduzione al libro di Filotei. Una Luce che ci invita a rinascere, rimanendo comunque ancorati al ricordo, a ricostruire vite ed edifici, e a farlo insieme.

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