È di questi giorni la notizia che in Italia possa verificarsi il primo caso di suicidio medicalmente assistito. Il Comitato Etico ha infatti confermato al paziente noto come Mario la presenza dei requisiti per l’accesso legale a tale trattamento.
LA POLITICA DAVANTI AL FINE VITA
Quando un paziente si trova nella malattia in condizioni irreversibili che gli recano profonda sofferenza, davanti alla richiesta di porvi fine con la morte, si accende in Italia un dibattito dalle posizioni rigide e dalla titolarità discutibile. Il confronto tra la persona che richiede di usufruire dello specifico trattamento e la comunità medica, l’equipe che lo segue, è opportuno nei fatti. Tuttavia il bisogno della persona malata, e le valutazioni cliniche indispensabili per accordare consenso alla sua richiesta, sviliscono nel bailamme di posizioni più o meno ideologiche e più o meno calcolatrici. Ovviamente qui non si fa riferimento alla libertà personale di esprimere opinioni, evidentemente garantita a ogni cittadino. La classe dirigente italiana è stata finora incerta nel legiferare andando in soccorso dei malati, ma vorace nell’occupare gli spazi mediatici. Perché rinunciare alla legittimazione e alla popolarità offerte dal dibattito pubblico? Tuttavia la contraddizione è spesso prossima.
ELUANA ENGLARO, IL CASO FORSE PIÙ CLAMOROSO
Il 18 gennaio 1992 la ventunenne Eluana Englaro in seguito a un incidente stradale riportò lesioni cerebrali estese e irreversibili che la ridussero in stato vegetativo, in condizione di incoscienza perpetua. Per diciassette anni la donna sopravvisse in un regime di accanimento terapeutico, immobile negli arti, piegata su un fianco affinché non finisse soffocata dalla sua stessa saliva. Il corpo si deteriorò progressivamente per effetto dei traumi riportati nell’incidente e per le posizioni in cui era costretto. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, la Corte d’Appello civile di Milano autorizzò a interrompere il trattamento di alimentazione e idratazione artificiali, autorizzazione richiesta dalla famiglia Englaro sulla base, oltreché delle tragiche evidenze, dei pareri che la stessa Eluana aveva espresso in passato commentando casi simili a quello in cui si sarebbe poi trovata. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana diffuse tre comunicati esprimendo posizioni pro vita. Vi furono enormi pressioni politiche, tentativi di arringare l’opinione pubblica contro la decisione della famiglia, e tentativi da parte del Governo di bloccare la sentenza. Tra gli altri, nel dicembre 2008 il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi emanò un atto di indirizzo al fine di impedire alle strutture sanitarie di interrompere l’alimentazione e l’idratazione forzate. Nonostante tali tentativi il tutore Beppino Englaro poté procedere con quanto disposto dalla Corte d’Appello, ed Eluana Englaro morì il 9 febbraio 2009.
LA COERENZA PERDUTA
Visti i precedenti, saremmo autorizzati a credere che ogni giorno le strade e le piazze italiane si riempiano, per garantire il diritto universale alla vita, di politici e cittadini, e di figure eminenti della Chiesa cattolica. Opporsi alla morte implorata da chi, sfinito dal dolore, la implora, dovrebbe costituire un principio estensibile: difendere la vita a dispetto di ogni condizione, e pretenderlo pubblicamente. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni da gennaio a luglio 2021 sono morte in mare, cercando di raggiungere l’Europa, 1146 persone. È difficile trascurare la responsabilità più o meno indiretta dei paesi che potrebbero garantire ai clandestini coste e assistenza. Secondo l’Inail in Italia da gennaio ad agosto 2021 si sono registrate 772 morti sul lavoro. Il dato dimostra chiaramente che la sicurezza sul lavoro non è garantita. È fermo nel Parlamento italiano dal 2010 il disegno di legge che dovrebbe bloccare la produzione di mine antiuomo. A meno che non si voglia ritenere che i morti in guerra continuino a vivere, ogni soggetto pro vita esprimendo la propria contrarietà a eutanasia e suicidio assistito, dovrebbe poi celermente opporsi alla produzione e alla vendita di armi. Si sa, la vita è sacra (a volte).