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Quali sono e come riconoscere le malattie croniche intestinali.

Quali sono e come riconoscere le malattie croniche intestinali. Intervista alla Dottoressa Angela Variola Lo scorso 19 maggio 2024 si...

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Quali sono e come riconoscere le malattie croniche intestinali. Intervista alla Dottoressa Angela Variola

Lo scorso 19 maggio 2024 si è  celebrata la Giornata Mondiale delle Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino.

Non sono altro che patologie caratterizzate da un’infiammazione del tratto intestinale che accompagna il paziente per tutto il corso della vita. Costituiscono una vera sfida per lo specialista gastroenterologo, ma anche per il medico di medicina generale perché richiedono una presa in carico a 360° del paziente, dalla diagnosi iniziale, al piano di intervento terapeutico che deve essere diversificato e personalizzato, al continuo monitoraggio clinico-strumentale.

Si identificano due principali e distinte patologie: la Retto-Colite Ulcerosa e la Malattia di Crohn, ognuna con caratteristiche peculiari. Uno scenario altrettanto complesso accomunato dalla gestione della cronicità, è quello dei disturbi funzionali gastro-intestinali, ribattezzati disturbi dell’interazione intestino-cervello per sottolineare il coinvolgimento del sistema nervoso centrale ed enterico nel percorso pato-fisiologico.

Questo nuovo approccio ha permesso di identificare 27 patologie funzionali gastro-intestinali che rappresentano il 40% delle diagnosi mediche dal gastroenterologo La Dottoressa Angela Variola gastroenterologa, coordinatrice della ricerca clinica presso la IBD Unit del IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ci fa chiarezza sull’argomento in questa intervista.

Dottoressa Variola, in qualità di clinico, quali sono i sintomi di un’infiammazione intestinale? A cosa deve prestare attenzione il paziente?

L’infiammazione intestinale può manifestarsi con vari sintomi, che dipendono dalla sede anatomica del tratto gastrointestinale coinvolta e dall’intensità dell’infiammazione stessa; i sintomi a cui il paziente deve prestare attenzione per una diagnosi precoce, detti anche “red flags” sono la diarrea (soprattutto se anche notturna), la presenza di sangue nelle feci, il dolore addominale (soprattutto se non correlato ai pasti), il calo di peso non voluto, la presenza di fistole o ascessi perianali; ricordo che l’infiammazione intestinale può avere anche delle manifestazioni extraintestinali a livello articolare, cutaneo e oculare.

Quali sono le strategie da adottare per affrontare il problema?

È importante che il paziente riconosca questi sintomi e si rivolga il primo possibile al medico di medicina generale che potrà prescrivere degli esami di primo livello non invasivi (esami del sangue e delle feci) che possono permettere di confermare o meno il sospetto di malattia infiammatoria cronica intestinale avviando poi a valutazione specialistica il paziente.

Che ruolo riveste il microbiota intestinale nell’insorgere di queste patologie?

È ormai evidente che il microbiota sia un attore fondamentale all’interno di svariati scenari clinici. In particolare nel mio ambito, il ruolo rivestito dal microbiota è fondamentale in tutte le fasi della patologia, in particolare nell’esordio, nelle riacutizzazioni, nella modulazione delle manifestazioni extraintestinali e recentemente pare anche nel metabolismo di alcuni dei farmaci comunemente utilizzati per queste patologie.

Quanto è importante l’utilizzo dei probiotici nel trattamento di queste patologie?

Ad oggi nelle guidelines internazionali i probiotici compaiono solo in due setting clinici specifici (la prevenzione della pouchite e la colite ulcerosa lieve-moderata con intolleranza alla mesalazina) ma ritengo che in futuro le indicazioni verranno ampliate in sinergia con l’aspetto nutrizionale (dati crescenti per quest’ultimo aspetto soprattutto per la malattia di Crohn).   Nell’ambito delle strategie terapeutiche come ribadisce Heide De Togni, dottore scientifico di Schwabe Pharma Italia, per il trattamento delle patologie funzionali gastro-intestinali, il farmaco vegetale tradizionale a base di Menthacarin® e presente in Italia ed in numerosi Paesi nel mondo, riveste un ruolo di particolare interesse per il profilo di efficacia e sicurezza. Sono stati identificati un totale di 13 studi clinici e 2 studi osservazionali: sono stati analizzati i dati su oltre 3100 pazienti. La popolazione in studio era costituita prevalentemente da persone con disturbi quali dolore addominale, gonfiore, crampi e meteorismo e la durata del trattamento negli studi identificati variava tra 28 giorni e 3 mesi. La popolazione trattata ha mostrato miglioramento significativo dopo due settimane di cura e tale miglioramento continuava nel trattamento prolungato. Tali sintomi sono comunemente associati a dispepsia funzionale ma anche a sindrome dell’intestino irritabile.

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