Estate 2024
Per più di 1 persona su 4 una delle paure più frequenti prima di partire per le vacanze è quella di non aver raggiunto la forma fisica desiderata; è quanto emerge da un’indagine condotta da Babbel, l’ecosistema leader nell’apprendimento delle lingue, e commissionata all’istituto di ricerca OnePoll.
Con l’avvicinarsi delle vacanze estive, periodo in cui si tende a mostrare di più il proprio corpo indossando abiti più leggeri e costumi da bagno, Babbel e Serenis, piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato, sensibilizzano sul peso che le aspettative sociali possono avere sulla propria autostima, sui termini da conoscere per aumentare la consapevolezza relativa a questa tematica e sulle espressioni da evitare per un maggiore rispetto delle libertà altrui.
I media, i social network e la società in generale, infatti, svolgono un ruolo chiave nella perpetuazione di stereotipi irrealistici di bellezza, diffondendo immagini di un modello estetico innaturale e provocando spesso un senso di inadeguatezza. La rappresentazione di un ideale di corpo “perfetto” tende, infatti, a provocare una specie di “miopia” nei confronti di altre tipologie di fisico che non sono conformi agli standard imposti dalla società, creando così terreno fertile per il body shaming, fenomeno che colpisce in particolar modo gli adolescenti e le donne.
Essere vittime di body shaming può rappresentare un rischio significativo per il benessere mentale; le conseguenze possono manifestarsi attraverso sintomi depressivi, ansia, ritiro sociale, vergogna corporea e persino il disturbo post-traumatico da stress (DPTS).
Le sfaccettature del body shaming
Il body shaming si fa strada anche nelle conversazioni quotidiane, spesso sotto forma di commenti apparentemente ben intenzionati o, peggio ancora, sotto il velo dell’anonimato online. Questo fenomeno può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e sull’autostima delle persone: chi ne è vittima percepisce questi commenti come offensivi e umilianti, inducendo un aumento dell’ansia e del senso di vergogna riguardo al proprio corpo.
– “Mangi anche il dolce?“: una domanda simile viene percepita con tono accusatorio, anche se posta in modo scherzoso, poiché sottintende che si dovrebbe evitare di cedere ad ulteriori “tentazioni” dopo un pasto già sostanzioso e mette in dubbio la “forza di volontà” della persona interessata.
– “Hai ancora l’età per il bikini?”: a volte si tende a pensare che, superata una certa età, si dovrebbe evitare di indossare determinati tipi di costumi da bagno. In realtà, la cosa più importante è rispettare la libertà di espressione e permettere alle persone di sentirsi a proprio agio, al di là di quello che indossano.
“Quel costume non se lo può proprio permettere”: molto simile al pregiudizio legato all’età, è l’idea che presuppone che solo persone con un determinato fisico possano indossare un certo tipo di costume da bagno. Anche in questo caso, questo bias determina una limitazione della possibilità di espressione delle persone e un senso di inadeguatezza per l’incapacità di omologarsi al canone di fisico imposto.
“Come sei magr*, ma mangi?”: insinuazioni di questo tipo rivolte a chi ha un fisico esile possono essere percepite come “colpevolizzazioni” delle abitudini e dei comportamenti personali. Lo “skinny shaming” è infatti un’altra sfumatura pericolosa del “body shaming”.
“Beat* te che hai quel fisico magro”: questa considerazione potrebbe sembrare un complimento solo perché la magrezza di avvicina maggiormente allo stereotipo di bellezza della società odierna. Non si tiene conto, tuttavia, delle esperienze passate della persona con cui si parla e di come essa viva il rapporto con il proprio corpo.
I consigli di Serenis per promuovere il benessere emotivo
“Per prevenire il body shaming è fondamentale agire in modo preventivo, coinvolgendo le potenziali vittime in un processo di costruzione di confini relazionali sani ma anche diffondendo consapevolezza su come il linguaggio può influire. Le campagne di sensibilizzazione rivolte alle scuole possono essere particolarmente utili in un’epoca in cui i social media sono così diffusi, affrontando il tema del body shaming e promuovendo l’accettazione e la diversità. Per se stessi, è importante dedicare del tempo e dello sforzo per lavorare sull’ autostima e sul benessere emotivo”: sostiene Martina Migliore, Direttrice Formazione e Sviluppo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale di Serenis.
Oltre a promuovere un dialogo gentile e inclusivo, che ispiri un cambiamento nell’approccio alle conversazioni sull’aspetto fisico delle persone, la psicoterapia può essere un valido supporto per affrontare il body shaming e le conseguenze negative che può avere sulla salute mentale e sul benessere emotivo.
Essa offre, infatti, diversi benefici tra cui la promozione di una maggiore consapevolezza di sé, la creazione di un ambiente sicuro in cui esplorare le proprie emozioni, l’apprendimento di tecniche pratiche per la gestione dello stress e l’opportunità di una crescita personale e lo sviluppo di nuovi modi di pensare e comportarsi.