“Post vacation blues” o sindrome da rientro dalle ferie, che cos’è e come affrontarla

Quando le ferie finiscono e si fa ritorno da una vacanza che è stata attesa per tutto l’anno è inevitabile sentirsi tristi, malinconici, irritabili.

 

Gli anglosassoni chiamano questo modo di sentirsi “post vacation blues”. Letteralmente significa “tristezza post vacanze”.  È quella condizione tipica di chi fa veramente fatica a rientrare alla routine lavorativa e quotidiana dopo aver trascorso un periodo di relax, lontani dal caos, la frenesia, le responsabilità e i doveri.

Quanto più la vacanza è stata lunga e quindi ha comportato un periodo maggiore di allontanamento dal contesto lavorativo e dalla routine, maggiore sarà la predisposizione a sperimentare sulla propria pelle la post vacation blues. Solitamente questa condizione si protrae per pochi giorni ma può durare di più a seconda del soggetto, del tipo di vacanza che si è concessi e dal tipo di rapporto che si ha con il contesto lavorativo o famigliare.

Per farne chiarezza e capire le cause e come comportarsi quando si vive questa condizione abbiamo intervistato la Dottoressa Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Direttrice Formazione e Sviluppo di Serenis.
Dottoressa Migliore cosa si intende per post vacation blues?
La sindrome da rientro o “post vacation blues” è una risposta del nostro corpo e della nostra mente al ritorno a una quotidianità diversa dai ritmi tranquilli e rilassati della vacanza. Generalmente di breve durata, amplificata anche dalla confusione “da recupero” con il lavoro accumulato durante la pausa. In genere dura qualche giorno.

Come si può riconoscere?
Può essere caratterizzata da nervosismo, tristezza e stanchezza e da tutta una serie di fastidi fisici, generalmente associati ad una maggiore fatica generale nell’intraprendere e portare a termini azioni. Può esserci un aumento del pensiero detto “rimuginio”, dell’ansia e dei sentimenti di angoscia.

Chi è più a rischio?
Sicuramente chi oltre al lavoro ha altre responsabilità: figli piccoli, genitori cui prestare cure e in generale qualsiasi tipo di responsabilità familiare accessoria che può generare più facilmente stati di angoscia verso il nuovo cambiamento. Il ritorno alla routine implica il ristabilire dei confini e un maggior grado di organizzazione.

Come e in che misura l’andamento della vacanza e delle ferie incide su di essa?
Durante le vacanze può essere difficile rilassarsi e “lasciarsi andare” a ritmi più lenti per una quota importante di stress lavoro correlato accumulato, o per la difficoltà a staccarsi dalle emergenze in ruoli di responsabilità che spesso sembrano richiedere un “onnipresenza”. Può accadere, quindi, di sentirsi perennemente attivi e in alcuni casi tentare di recuperare anche durante la vacanza il lavoro arretrato, per evitare di restare indietro. Anche la FOMO lavorativa ha il suo potere su questo: essere in vacanza mentre tutto il resto del team continua a lavorare può risultare molto difficile per la paura di “perdersi qualcosa” di importante.

Quando può essere sintomo di una depressione più grave?
Come per ogni sintomo di disagio psicologico, l’elemento chiave è il tempo: se questa tipologia di disagi mentali e fisici non si limitano al periodo precedente il rientro dalle vacanze, o vanno avanti per settimane o mesi senza miglioramenti siamo di fronte ad un campanello di allarme. Importante considerare che parliamo di depressione in presenza di una patologia psichiatrica e di un disturbo dell’umore, da non confondere con uno stato di tristezza passeggero.

C’ è un modo per prevenirla?
Come per molti cambiamenti, il consiglio è la prevenzione. Siamo abituati ad associare alle vacanze un sentimento di rilassamento e felicità automatico, quasi dovuto. Ma le ferie sono lo specchio di ciò che abbiamo vissuto, e soprattutto di come lo abbiamo vissuto, durante tutto l’anno e difficilmente potranno trasformarsi in un miracolo. Cercando di essere consapevoli e chiari con se stessi rispetto a cosa ci aspettiamo da un viaggio o una vacanza, e soprattutto facendo un piano in anticipo su cosa implica la nostra mancanza dal lavoro ci troveremo più preparati al rientro.

Come superarla efficacemente?
Come dicevo, la prevenzione è la chiave. Molto importante anche la consapevolezza del nostro stato generale: se è normale che non si abbia molta voglia di tornare al lavoro dopo le vacanze, in questo aspetto può sommarsi uno stress lavoro correlato o addirittura burn out sommerso. Chiediamoci quindi se ciò che ci fa star male ha delle radici più profonde, riconoscibili durante tutto l’anno, oppure se semplicemente (e comprensibilmente) avremmo preferito che la vacanza durasse all’infinito, e torniamo quindi con i piedi per terra, ricordandoci che se una vacanza non terminasse mai, non ne potremo nemmeno apprezzare il valore.

 

 

 

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