Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti.
“La norma introdotta di recente per disciplinare il caso di matrimonio tra dipendenti rappresenta un chiaro esempio di iniziativa volta a colmare un vuoto legislativo, dal momento che il Regolamento dello Ior così come quello di altre istituzioni del Vaticano già prevedeva il divieto di assumere coniugi di dipendenti dell’Istituto”. Lo premette l’Istituto per le Opere di Religione (Ior) a proposito del regolamento contro l’assunzione di coniugi che ha sollevato perplessità e polemiche .
“L’obiettivo dell’Istituto,- spiega lo Ior – attraverso questa norma, è esclusivamente quello di garantire condizioni di parità di trattamento tra tutto il personale dipendente durante l’intero periodo di permanenza in servizio, oltre che nella fase di assunzione rispetto ai candidati esterni. Dal momento che l’Istituto riunisce poco più di cento di dipendenti in un’unica sede, senza filiali, tal norma è infatti fondamentale per prevenire sia inevitabili conflitti d’interesse di tipo professionale tra gli aspiranti coniugi interessati, sia l’insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico”.
L’Istituto spiega che “aveva da tempo definito la norma, ma per poterla introdurre ha scelto di attendere il pensionamento di uno dei coniugi dell’ultima coppia (di cinque) ancora in servizio durante il precedente periodo di vuoto legislativo. Riconoscendo che il matrimonio tra dipendenti rappresenta una probabilità coerente con un ambiente di lavoro aperto a uomini e donne, l’Istituto ha scelto di favorire l’interesse di coloro che manifestassero l’intenzione di unirsi in matrimonio, inserendo nella disposizione il diritto per la coppia di scegliere liberamente chi dei due interessati intenda mantenere il proprio ruolo, e accettando quindi la possibilità che sia la risorsa con un ruolo di maggior rilievo ad uscire”.
“In questo modo, pur tutelando i propri dipendenti in caso di matrimonio tra colleghi, l’Istituto tutela il prevalere dell’interesse pubblico di cui è portatore, in quanto Ente Centrale della Chiesa Cattolica e persona giuridica canonica pubblica. Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti.La stessa adozione di misure disciplinari si inserisce dunque nel più ampio processo di modernizzazione dell’Istituto in favore di un’assoluta tutela della riservatezza nei confronti di soggetti esterni all’organizzazione, in linea con le pratiche internazionali adottate dalle istituzioni finanziarie”.
L’Istituto per le Opere di Religione spiega di essere “impegnato da tempo in un percorso di profondo rinnovamento organizzativo e regolamentare, in linea con le migliori pratiche internazionali che regolano le attività delle istituzioni finanziarie.L’intero percorso nasce dall’obbligo per l’Istituto di conformarsi alle prescrizioni della Legge XVIII/2013 sulla trasparenza, vigilanza e informazione finanziaria, fortemente voluta da Papa Benedetto XVI, e applicare i successivi regolamenti di attuazione emanati dal 2015 ad oggi dall’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria (Asif).
Lo Ior, in questi anni, ha quindi rinnovato il proprio statuto e i regolamenti, interpretando a pieno lo spirito di cambiamento affidatogli dalla legge. In questo modo, ha anche colmato vuoti legislativi ed ha disciplinato materie chiave quali, ad esempio, la governance, il sistema interno dei controlli, i processi di selezione, remunerazione e incentivazione del personale, i conflitti d’interesse, secondo criteri di equità e imparzialità”.