Nel 2023 è calato del 3,8% il numero delle vittime di incidenti stradali, ma il problema della sicurezza è ben lontano dall’essere risolto.
Nel 2023 è calato del 3,8% il numero delle vittime di incidenti stradali, ma il problema della sicurezza è ben lontano dall’essere risolto.
ACI ISTAT ha registrato 3.039 decessi, con una media di 8 morti al giorno e 52 vittime per milione di abitanti. Nonostante questo lieve miglioramento, l’Italia si posiziona al 19° posto in Europa per il tasso di mortalità stradale, lontana, sia dalla media europea di 45 morti per milione di abitanti, sia dalla Svezia, prima della classifica, con 22 morti per milione di abitanti.
Il costo dell’incidentalità stradale, con lesioni alle persone, nel nostro paese, resta molto elevato: nel 2023 ha raggiunto i 18 miliardi di euro; l’1% del PIL nazionale. Cifra che cresce ulteriormente, raggiungendo i 22,3 miliardi di euro, se si considerano anche i costi legati ai sinistri con soli danni alle cose (circa 4,3 miliardi di euro). Le vittime sono diminuite su tutte le tipologie di strada, con un calo significativo, del 19%, sulle autostrade. La riduzione è invece più modesta per le strade extraurbane (-3,9%) e urbane (- 0,3%).
Roberto Impero, esperto internazionale di sicurezza stradale e CEO di SMA Road Safety, commenta i dati sottolineando come “la sicurezza stradale debba rimanere una priorità assoluta e richieda interventi urgenti: infrastrutture migliori, maggiore educazione alla guida sicura e un rigoroso controllo delle norme stradali“.
Impero, inoltre, evidenzia due aspetti delle nostre infrastrutture stradali meritevoli di maggiore attenzione. “10.316 incidenti hanno riguardato l’urto di veicoli contro ostacoli fissi sulla carreggiata, mentre in 12.736 sinistri si è verificata la fuoriuscita di strada del mezzo. Piloni, pali segnaletici, cuspidi stradali e alberi sono esempi di ostacoli fissi che, se non adeguatamente protetti dai dispositivi di sicurezza, possono provocare gravi danni a conducenti e passeggeri, in caso di impatto. Le estremità dei guardrail, inoltre, sono frequentemente prive di appositi terminali, mancanza che le trasforma in potenziali lance in grado di penetrare nell’abitacolo in caso di urto accidentale” prosegue Impero e aggiunge “La fuoriuscita di strada, invece, interessa quasi il 10% del totale dei sinistri del paese ed è indicativa della mancanza di adeguate barriere laterali, come guardrail o new jersey, preposte a evitare questa fatalità”.
Sono molti i dispositivi salvavita installati sulle nostre strade che, seppur a norma, non garantiscono prestazioni sufficienti per i veicoli di nuova generazione. Molte barriere in uso sono state progettate per auto di oltre 30 anni fa, “e non sono adeguate per i volumi delle vetture moderne, in primis SUV e auto elettriche” – prosegue Impero -“Nel complesso, è certamente positivo che le vittime siano in diminuzione in tutti gli ambiti stradali, con una menzione particolare per le autostrade, da sempre molto virtuose in tema di sicurezza. Non possiamo purtroppo dire altrettanto per le strade extraurbane, principali e secondarie, provinciali e comunali, spesso molto degradate, mentre le strade urbane, ad altissima incidentalità, sono ancora sprovviste di dispositivi a protezione dei numerosissimi ostacoli fissi”.
La sicurezza stradale non efficiente è una piaga, da Nord a Sud, e genera un costo economico molto elevato, oltre 18miliardi; “una cifra ingiustificabile, soprattutto se rapportata al costo dei dispositivi salvavita. L’alibi della mancanza di fondi non è più sostenibile. La sicurezza stradale è una questione etica, ma anche un obbligo di legge, perseguibile come omicidio stradale colposo ai danni del gestore della strada.
Da tempo sottolineo la necessità di mappare i punti pericolosi, per correggerne la pericolosità. Fortunatamente le strade di nuova concezione vengono progettate con maggiore attenzione alla sicurezza stradale passiva, ma sono ancora moltissime le tratte obsolete. I dispositivi ADAS rappresentano sicuramente un valido supporto alla sicurezza, ma non dimentichiamo che il parco veicolare italiano è vetusto, il 40% ha più di 15 anni, il 60% più di 10. Se vogliamo rispondere concretamente alla proposta dell’UE, che mira a ridurre del 50% le vittime e i feriti gravi entro il 2030, la strada è ancora in salita” conclude Roberto Impero, esperto internazionale di sicurezza stradale e Ceo di SMA Road Safety.