Preoccupazione per la separazione delle carriere: “Un rischio per l’indipendenza della giustizia”
ROMA – Oggi i magistrati italiani incrociano le braccia in difesa dei principi costituzionali e dell’indipendenza della giustizia. A ribadirlo è il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Cesare Parodi, intervenuto ai microfoni di 24 Mattino su Radio24 per spiegare le ragioni della protesta. “Vogliamo farci conoscere dai cittadini in un modo diverso da come siamo stati rappresentati. Non è uno sciopero contro qualcuno, ma a difesa di una serie di principi della Costituzione nei quali fermamente crediamo e che riteniamo essere la soluzione migliore non per i magistrati, ma per i cittadini”, ha dichiarato Parodi.
Al centro delle preoccupazioni dell’ANM vi è la proposta di riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. “Temiamo che il giudice sia condizionabile”, ha spiegato Parodi, sottolineando il rischio di una progressiva trasformazione del pubblico ministero in una figura più esposta alle pressioni del potere esecutivo e dei cosiddetti poteri forti. “Si tratta di un rischio concreto che potrebbe non manifestarsi immediatamente dopo la riforma, ma che sarebbe avviato in maniera irreversibile. E questo sarebbe l’aspetto più negativo per i cittadini comuni”.
Parodi ha poi respinto con fermezza le accuse secondo cui la protesta sarebbe motivata dalla difesa di privilegi di casta. “Noi non difendiamo alcun privilegio. C’è una narrativa che si è formata sulla magistratura e che condiziona il dibattito pubblico. Non difendiamo situazioni di particolare vantaggio, non siamo eroi, ma cittadini che lavorano seriamente e credono nella giustizia. Vogliamo essere riconosciuti per come siamo, non per come veniamo descritti”, ha affermato il presidente dell’ANM.
Lo sciopero della magistratura è una forma di protesta rara, utilizzata solo in momenti di particolare tensione istituzionale. La riforma della giustizia in discussione divide il mondo politico e giuridico, con il governo che spinge per una netta separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, mentre l’ANM e gran parte della magistratura temono che questo possa minare l’autonomia e l’indipendenza del potere giudiziario.
Secondo gli oppositori della riforma, il rischio principale sarebbe quello di un’influenza crescente dell’esecutivo sui pubblici ministeri, compromettendo il principio dell’equilibrio tra i poteri dello Stato. Attualmente, infatti, in Italia i magistrati seguono un percorso di carriera unico, il che garantisce maggiore autonomia e indipendenza. La separazione netta, invece, potrebbe portare a una maggiore subordinazione del pubblico ministero al potere politico, sulla falsariga di quanto avviene in altri paesi.
Il dibattito sulla giustizia è da sempre uno dei temi più divisivi nel panorama politico italiano. Le forze di governo sostengono che la riforma sia necessaria per garantire maggiore efficienza e trasparenza nel sistema giudiziario, mentre i magistrati e le opposizioni la vedono come un tentativo di limitare l’autonomia della magistratura.
L’adesione allo sciopero da parte dei magistrati sarà un segnale importante per capire quanto sia sentita la questione all’interno della categoria e quale sarà la reazione del governo di fronte alla protesta. Nel frattempo, il presidente dell’ANM ha ribadito la necessità di un confronto aperto e onesto con le istituzioni e l’opinione pubblica: “Chiediamo solo che si ascoltino le nostre ragioni senza pregiudizi. La giustizia non è un tema che riguarda solo i magistrati, ma ogni cittadino”.
Il futuro della riforma della giustizia rimane dunque incerto, ma una cosa è chiara: la magistratura è pronta a far sentire la propria voce per difendere i principi costituzionali e l’autonomia della funzione giudiziaria.

