Il futuro del cinema tra intelligenza artificiale e artigianato Cinematografico Intervista a Carlo Fumo, regista

L’intelligenza artificiale è ormai entrata a far parte del mondo del cinema e delle serie TV, rivoluzionando processi e dinamiche di produzione.

Ma qual è il suo impatto reale? Minaccia la creatività o ne diventa una preziosa alleata? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato Carlo Fumo, regista e produttore, da sempre attento alle innovazioni tecnologiche nel settore audiovisivo.


L’IA nelle produzioni cinematografiche: risorsa o minaccia? Come vede il futuro delle produzioni cinematografiche con l’impiego dell’intelligenza artificiale?


Carlo Fumo: Vedo un futuro molto interessante. Io considero l’intelligenza artificiale una risorsa, non una minaccia. È vero che in molti ambiti del nostro settore c’è chi la percepisce come un pericolo, soprattutto per i lavori meno creativi, che sono più esposti all’automatizzazione. Tuttavia, nel cinema la componente creativa è fondamentale.
Anche se l’IA sta facendo passi da gigante, le manca un elemento essenziale: le emozioni. Può imitare, replicare, ma non può sentire. La creatività nasce dall’emozione, dalla capacità di emozionarsi per poter emozionare. Questo aspetto rimarrà insostituibile. Chi ha una forte sensibilità artistica e una visione originale continuerà ad avere un ruolo centrale. L’IA può essere un acceleratore, un supporto per la produzione, ma non potrà mai sostituire del tutto la mente e il cuore di un vero artista.
Effetti speciali e tecnologie emergenti.


Quali sono le nuove tecnologie riguardanti gli effetti speciali che ritiene più promettenti?


Carlo Fumo: Le innovazioni nel campo degli effetti speciali sono incredibili. L’IA, integrata nei software di produzione, ha reso il rendering e l’animazione molto più veloci e accessibili. Un tempo ci volevano mesi, persino anni, per realizzare un film d’animazione o con effetti visivi complessi. Oggi tutto questo si può fare in poche settimane.
Anche l’arrivo del quantum computing cambierà ulteriormente il settore. Grazie all’IA, la post-produzione sta diventando sempre più sofisticata: il miglioramento automatico delle immagini, il de-aging degli attori e la creazione di scenografie digitali ultrarealistiche sono già realtà. Ma c’è un rovescio della medaglia: molti ruoli tradizionali nel cinema rischiano di essere ridimensionati. Chi si è limitato a svolgere un lavoro meccanico, senza aggiungere valore creativo, potrebbe essere sostituito dalla tecnologia.


L’IA abbasserà i costi delle produzioni?
L’introduzione di queste tecnologie influirà sui budget delle produzioni cinematografiche e delle serie TV?


Carlo Fumo: Assolutamente sì. L’IA rende tutto più rapido, più economico e spesso qualitativamente migliore, almeno dal punto di vista tecnico. Se pensiamo all’utilizzo dell’IA in chirurgia, figuriamoci in un processo cinematografico! L’automatizzazione riduce gli errori e ottimizza le tempistiche.
Ma il punto chiave è sempre lo stesso: chi usa l’IA? Se è un creativo, può diventare una risorsa straordinaria. Io paragono l’intelligenza artificiale a una lampada di Aladino: hai un’idea, la “sfreghi” e in un istante puoi realizzarla. Prima certe cose erano impensabili, oggi sono a portata di mano.


L’equilibrio tra innovazione tecnologica e tradizione artigianale
La questione dell’autenticità e della manifattura tradizionale è sempre stata un pilastro del cinema. Come vede l’equilibrio tra innovazione e artigianato cinematografico?


Carlo Fumo: È una sfida importante. Io ho avuto il privilegio di lavorare con grandi artigiani del cinema, direttori della fotografia, montatori, fonici. Tutti mi hanno trasmesso la stessa cosa: una passione incrollabile.L’IA tende a standardizzare i processi, rendendoli più omogenei, e questo può andare a scapito dell’artigianato e dell’originalità. Però bisogna distinguere tra le diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale. Non è un’entità unica: ci sono tante IA, tanti modi di utilizzarle. Il punto è come la si usa e a chi la si mette in mano.
Dobbiamo anche chiederci: cosa succederà agli artigiani del futuro? Se questi impareranno solo dall’IA, rischieremo di perdere la vera originalità. È fondamentale che la trasmissione del sapere da maestro ad allievo continui, altrimenti ci ritroveremo con un cinema sempre più uniforme e privo di anima.


Come affrontate voi produttori queste sfide?
In che modo sta affrontando queste sfide e opportunità nel suo lavoro?


Carlo Fumo: Io utilizzo l’IA, lo dico chiaramente, e ne sono felice. Ma la tengo fuori dai processi creativi. Per me la creatività è sacra. Però la sfrutto per altro: ad esempio, chiedo all’IA di analizzare i miei progetti e dirmi se sono già stati pensati da qualcun altro. È un risparmio di tempo enorme.
Nei bandi di finanziamento, ad esempio, l’IA mi aiuta con le ricerche di mercato e l’analisi dei dati. Prima dovevo passare settimane a cercare informazioni su internet, oggi lo faccio in pochi secondi. Poi, ovviamente, verifico tutto, ma il tempo guadagnato è inestimabile.
Un’altra cosa che trovo utile è l’uso dell’IA nella grafica. Quando devo preparare una presentazione, la IA mi genera immagini personalizzate in pochi istanti, invece di dover acquistare stock costosi.
E vi svelo un aneddoto personale: una volta ho usato l’IA per analizzare delle analisi del sangue. Ho sempre creduto nella prevenzione e, incrociando i miei valori con milioni di dati, l’IA mi ha suggerito un consulto medico che si è rivelato fondamentale per mia madre. Il suo medico di base aveva sottovalutato la situazione, mentre l’IA mi ha spinto a portarla al pronto soccorso. Questo ha letteralmente salvato la sua vita.


Il cinema del futuro: una bacchetta magica, non un sostituto
Per concludere, quale sarà il vero ruolo dell’IA nel cinema del futuro?


Carlo Fumo: Io spero che l’IA rimanga uno strumento, non un sostituto. Deve essere una bacchetta magica nelle mani dei creativi, per aiutarli a realizzare visioni sempre più ambiziose. Ma la mano che muove la bacchetta dovrà essere sempre umana.
Se ci dimentichiamo di questo, rischiamo di perdere l’anima del cinema. E il cinema, alla fine, è emozione. Finché ci saranno registi, sceneggiatori, artisti capaci di emozionarsi e di emozionare, il cinema sarà salvo. L’IA ci aiuterà, ma non potrà mai sostituire l’essenza stessa dell’arte: l’umanità.