I 50 anni di Profondo rosso. Come Dario Argento ha ridefinito il concetto di film horror

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Era il 7 marzo del 1975 quando il film ha fatto il suo capolino nei cinema italiani. Successo di pubblico ma non di critica, con il tempo c’è stato un vero e proprio revisionismo sui lavori di Dario Argento. Oggi è considerato il vero maestro dell’horror.

Non è stato uno di quei registi che è lodato dalla critica. Nel corso della lunga carriera, tra successi istantanei e (diversi) flop, Dario Argento ha faticato per essere riconosciuto come un maestro dell’horror italiano. Da sempre vissuto all’ombra di Lucio Fulci e di tutti quei registi sperimentali che si sono fatti strada nel nostro cinema tra gli anni ’70 e ’90, Dario Argento è uno dei pochi che è riuscito a innovare il genere, realizzando dei film che ancora oggi vengono considerati come piccoli ma grandi capolavori. Tra questi è impossibile non menzionare il mito di Profondo rosso. È stato il quarto film del regista romano e quello che, di conseguenza, lo ha trasformato in un vero e proprio maestro dell’horror nostrano. Esattamente 50 anni fa, era il 7 marzo del 1975, Profondo Rosso ha fatto capolino nelle sale italiane. Nonostante fu stroncato dalla critica, ebbe un grande successo di pubblico tanto è vero che il film è stato rivalutato solo nel corso del tempo, apprezzato per la sua trama soffocante e onirica, e perché considerato il momento di espressione più particolare della poetica di Dario Argento. Nato dopo i successi di L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e lo straordinario Quattro mosche di velluto grigio, il regista con Profondo rosso ha dato libero sfogo a tutto il suo estro creativo portando nelle sale un giallo d’autore di rara bellezza. 50 anni dopo la sua prima uscita nei cinema italiani, oggi è riconosciuto come un vero e proprio manifesto dell’horror.

Profondo Rosso è un film che racconta il lato più oscuro delle forze del male

C’è da dire che i film di Dario Argento hanno un canovaccio alquanto semplice. È nello sviluppo del racconto che il regista arricchisce il plot con dettagli per depistare il pubblico dalla risoluzione del mistero. Nasce come giallista ma da grande amante dei film thriller, a Dario Argento piace raccontare il male può oscuro e malevolo e con Profondo rosso raggiunge – forse – il suo apice. Tutto ha inizio con il macabro omicidio di una medium che, durante una conferenza sul paranormale, sente tra il pubblico la presenza di un omicida. Nessuno conosce il colpevole, e mentre la polizia brancola nel buio, è un giovane jazzista e una giornalista in cerca di uno scoop che si improvvisano investigatori per sbrogliare il nodo alla matassa. I due malcapitati, senza volerlo, si mettono sulle tracce di un serial killer malato e perverso che uccide barbaramente le sue vittime. Risolvere il caso non è facile, perché più ci si addentra nella mente dell’assassino e più si scoprono torbidi segreti nascosti nell’ombra. Profondo rosso è un film che va vissuto per poter apprezzare tutte le sue sfumature e immergersi in un racconto tetro ma di rara intelligenza.

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E la sua inconfondibile colonna sonora

Questo film è stato l’ago della bilancia per la carriera di Dario Argento. A Profondo rosso sono susseguiti Opera, Phenomena, fino alla Trilogia delle tre madri (iniziato con Suspira) ma nonostante i suoi lavori sono sempre stati apprezzati, tutti considerano il quarto lungometraggio quello più completo e più onirico. Vuoi per una storia densa di colpi di scena, vuoi per un cast che ha saputo regalare un po’ di veridicità al racconto, ma più di tutti, è stata la sua colonna sonora che ha infuso nel pubblico quel brivido stregato di cui tutti siamo rimasti ammaliati. Il tema principale fu scritto dai Goblin che, all’inizio, furono scelti come ripiego poi, quella melodia asfissiante, è diventata un caposaldo per il film tanto da scalare persino le classifiche di vendite, e lanciando il gruppo nell’Olimpo dei grandi.

Un cult che non è mai “passato di moda”

Dapprima, gli horror – sia in Italia che all’estero – sono sempre stati definiti film di serie B. Lo era già negli anni ’50 con i primi pargoli di una cinematografia rudimentale, e lo è stato anche negli anni ’60 con gli esperimenti di Terrore nello spazio di Mario Bava, per arrivare poi a Lucio Fulci e Pupi Avati. Mai nessuno come Dario Argento è riuscito a spingere il genere così lontano. Con Profondo rosso e con quasi la maggior parte dei suoi film – in questi non menzioniamo La Terza Madre, Dracula e Giallo -, ha spogliato il genere di tutti quei dettagli truculenti fine a se stessi, e vestendo il film di una storia coesa, brillante e coinvolgente. Per questo, ancora oggi, Profondo rosso viene ricordato come il film che ha ridefinito l’horror. Dario Argento è stato capace di sdoganare il genere e di farlo brillare insieme agli altri.