Siamo “forza” e come tale sempre in espansione”.

Intervista a Marcella Maiocchi

Quando si parla di “casa” non si fa riferimento solo ad un “luogo fisico” ma anche ad uno spazio metaforico e personale che dimora dentro la nostra anima e che esprime ciò che siamo in tutte le nostre innumerevoli sfumature.

Riuscire a stare bene nella propria casa significa imparare a vivere in armonia e in equilibrio con ciò che si è, con i propri ideali, desideri, aspirazioni e sogni. Nella propria casa ricerchiamo la bellezza che si nutre di quella capacità di meravigliarci e di curiosare che non dovrebbe mai andare dispersa quando si diventa adulti e che ci pone in continua connessione con quella “parte bambina” che merita attenzione, ascolto e comprensione.

La scrittrice, scouter e curatrice editoriale Marcella Maiocchi con “Le quattordici case della felicità” edito da Santelli nella collana Sundarta, da lei diretta, ci invita ad intraprendere un viaggio inedito ed emozionante nelle case che sperimentiamo e che abitiamo nel corso della nostra esistenza. Attraverso interviste, testimonianze ed esercizi pratici l’autrice ci fa esplorare dinamiche, concetti ed emozioni che ci riguardano in prima persona e sui quali non smettiamo mai di interrogarci e riflettere per rinnovare continuamente quello che siamo e ricercare la felicità che inevitabilmente risiede prima di tutto dentro noi stessi.

Il libro di Marcella Maiocchi è di semplice consultazione e propone tanti spunti di riflessione ed imput creativi. Una lettura piacevole che regala momenti densi di meraviglia, introspezione e soprattutto ispirazione. Abbiamo davvero bisogno di letture come queste che ci permettono di interrogarci su tematiche che risvegliano l’anima e che ci permettono di acquisire nuove ed inedite consapevolezze sulla propria esistenza.

Di come è nata l’idea di scrivere questo ispiratorio libro e del suo legame con il suo concetto di “casa” e dell’inarrestabile ricerca della felicità che accomuna tutti gli esseri umani conversiamo con Marcella Maiocchi in questa intervista.

Marcella, partiamo dall’origine, com’è nata l’idea di scrivere questo libro?

Ho sempre amato scrivere, fin da piccola. Nel pieno degli anni 2000 sono diventata scouter editoriale di autrici anglo-indiane per ragazzi. Le facevo conoscere al pubblico italiano traducendo in anteprima i loro racconti e curando le edizioni con le case editrici che hanno collaborato con me. Infatti, sono inserita nella World Directory of Children’s Book Translators della Fiera di Settore di Bologna. Poi, nel corso degli anni, ho scritto articoli e interviste di varia natura, ma sempre gettando un occhio privilegiato al benessere e agli stili di vita alternativi. Ho sempre amato cercare Case Editrici che fossero giovani e ambiziose e così, nel 2023, ho pubblicato il mio primo libro “My Inner [H]om[E]”, Edizioni Clandestine, del Gruppo Santelli di Milano. È un saggio, con meditazioni ed esercizi pratici, che approfondiscono un antichissimo detto indiano, molto suggestivo che paragona la vita a una casa con varie stanze intercomunicanti, suddivise a seconda degli ambiti della vita. Basta che a solo una di esse venga a mancare la bellezza e l’energia, che all’intera abitazione manchi la forza. Da qui ho pensato di proseguire nella ricerca della felicità e della bellezza attraverso il mio ultimo libro “Le 14 case della Felicità”, edito Gruppo Santelli di Milano. La “casa” è di nuovo protagonista, ma a un livello ancora più pratico e coinvolgente. Non si tratta solo di una serie di interviste a personaggi famosi e addetti ai lavori che ci raccontano la loro visione del “ben vivere”, ma anche offrono dei nuovi linguaggi per entrare in contatto con la propria abitazione. Se non viviamo bene con la nostra casa, potremmo avere anche un rapporto difficile con noi stesse, noi stessi e quindi vi sarà bisogno di un certo lavoro di cura e manutenzione. Inoltre, i capitoli sono stati suddivisi in “case”, affinché ognuno cerchi la propria e vi possa soggiornare, approfondendo magari il tema della “casa zen”, oppure quello dell’abitazione immersa nel verde, dove, in definitiva, si possa andare in vacanza con la mente, magari in una casa in Finlandia che descrivo nel libro o in un museo del giocattolo trasformato in sala da thè. Ho voluto che questo libro diventasse un relax per la mente, scegliendo le parole adeguate ad aiutare le lettrici e i lettori a riportare il proprio equilibrio dentro e fuori di sé.

Qual è il tuo concetto ideale di “casa”?

Il mio concetto di “casa” è molto legato a quello della mia infanzia. La mia casa “ideale” è quella che ho vissuto quando ero una bambina. Per motivi di lavoro di mia mamma, sono passati da noi personaggi di tutte le culture e nazioni; quindi, vivevo quelle esperienze con una fantasia fervida. A volte gli armadi nascondevano porte che conducevano a un pioppeto (che esisteva veramente), ma di cui io ero l’unica a possedere la chiave di accesso. Le lampade orientali mi parlavano e i divani erano navi sulle quali salpare per terre lontane. Ho vissuto tutto questo e, per me, la “casa” è ancora quel luogo creativo dove dare vita ai propri processi di crescita e riflessione. Insomma, un laboratorio molto intimo.

Che rapporto esiste tra ricerca della felicità e casa?

Mi rifaccio a quell’antico detto indiano che ho studiato per anni e cui mi rifaccio nel primo libro: La vita è come una casa con tante stanze intercomunicanti. Vi è quella del Sé, del lavoro, della famiglia, delle relazioni, della spiritualità, della creatività, e molte altre. Se a una di esse venisse a mancare la felicità, allora l’intera struttura perderebbe la sua energia. Ecco perché è importante che tutti quegli spazi siano in armonia e in equilibrio tra di loro. Che si parli di serenità o di pace o di ordine o di felicità, la nostra “casa”, sia essa esteriore o interiore, si merita di stare bene. Noi siamo la nostra “casa”, ce la portiamo dietro e la esprimiamo con le nostre scelte di vita.

Che ruolo ha l’arte nella ricerca personale della propria felicità?

Chi sceglierà di leggere questo libro, troverà un capitolo dedicato proprio a questo argomento. Qui ho intervistato la Dottoressa Cinzia Di Dio, Professoressa Associata presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (MI), Facoltà di Scienze della Formazione, Centro di Ricerca sulla Teoria della Mente e sulle Competenze Sociali nell’arco di vita (CeRiToM), esperta in Neuroestetica e molto ancora. Abbiamo approfondito il ruolo dell’arte in relazione alla felicità e ammetto che, le scoperte relative a quest’area sono meritevoli di essere conosciute perché nel quotidiano possiamo cercare la bellezza e l’arte per aiutarci a stare bene ed essere felici. Ne “La casa del cuore”, racconto di un’esperienza che ho vissuto con i ragazzi con disabilità della Fondazione Piatti, Nucleo di Melegnano, e con le loro educatrici, a Brera. L’Associazione che porta il suo nome ha aiutato non poco a vivere quest’esperienza unica tra i quadri della Pinacoteca. La guida, la Dottoressa Paivi Biancolino, ci ha fatto quasi “toccare” il colore. Quel giorno sembrava che l’arte avvolgesse tutti noi in una sorta di coperta calda e luminosa e i ragazzi erano felici.

Che rapporto hai con l’arte e qual è la tua espressione privilegiata di essa?

L’arte mi ha salvata tante volte. In realtà, ritengo che l’arte non sia solo un quadro o una scultura, ma anche un’azione, un gesto, un pensiero o un profumo espressi e usati con cura e attenzione. Perfino le rondelle e i dadi che si usano in metalmeccanica possono, a loro modo diventare “arte”. Conosco un tecnico che, nelle sue mani, tutto si trasforma e diventa “meraviglia”. L’arte e la creatività, in ogni loro possibile forma, sono le fonti cui attingo quando avverto il momento di rinascere.

Nel tuo libro indaghi il concetto di bellezza tra galleristi, collezionisti d’arte, profumieri. Come allenarsi a riconoscerla?

Per tutti loro, importantissimo è il verbo “osservare”. Possiamo farlo con gli occhi, ma anche con il naso e, perché no? Con tutti i sensi. L’importante è non vivere mai nella superficialità. Gli oggetti, ad esempio, hanno molto da raccontarci. Ho avuto il grande piacere di intervistare la Signora Roberta Tagliavini, Stefano D’Onghia, Ada Egidio, Giovanni De Santis, Giano del Bufalo, i conosciuti “mercanti” della trasmissione televisiva “Cash or Trash-Chi offre di più?” e tutti sottolineano il valore di essere sempre “in ascolto”, perché “le antenne” sensoriali che possediamo, possono migliorare costantemente, ma solo con la giusta costanza e allenamento.

Meo Fusciuni, grande “naso” e Maestro del Profumo, invita le lettrici e i lettori a riconoscere i loro luoghi del cuore e imprimerli nell’anima con il profumo. E questo attraverso la bellezza della scelta.

C’è una testimonianza del tuo libro che ti ha particolarmente colpita e perché?

A dire il vero, amo tutte quelle testimonianze, perché fatte veramente con il cuore. Hanno parlato con me professori, designer, profumieri, una maestra conosciuta di Kintsugi, l’arte giapponese di riparare con l’oro, anche, metaforicamente, le ferite dell’anima, e tanti altri professionisti, e tutti non si sono risparmiati. Hanno voluto dare il loro contributo per rendere le “nostre” case più vive, più alla portata di tutti e di questo sono profondamente grata.

Da dove nasce questa tua passione ed interesse sulle tematiche esistenziali e di crescita personale?

Sono sempre alla ricerca di …Non smetto mai di risvegliare in me nuovi interessi e motivazioni relative alla nostra esistenza, ai nostri linguaggi espressivi che hanno bisogno naturalmente di emergere per aiutarci a trovare la nostra posizione nel mondo. Penso che siamo “forza” e come tale sempre in espansione e sempre in evoluzione. Devo ancora comprendere il senso della mia vita e una risposta, prima o poi, la troverò; mi auguro attraverso la scrittura e le splendide chiacchierate che intrattengo con i miei ospiti nel mio canale Youtube I Salotti di Marcella. Il confronto è sempre accrescente.

Sei la direttrice della collana editoriale Sundarta della Santelli Edizioni. Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissata con questa collana editoriale?

Sundarta è una parola sanscrita che significa “bellezza”, soprattutto se relazionata alle persone. Ho scelto questo nome in omaggio al mio passato lavorativo con tanti professionisti e famiglie induiste di Milano. A loro devo il fatto di aver vissuto un bel periodo della mia vita. È una collana dedicata alla Felicità, ma non nel senso di “chimera”, ma intesa come ricerca evolutiva. La Felicità, com’è qui intesa, è creata, coltivata quasi come un seme da cui poi nascerà rigoglioso un albero. C’era bisogno di altri libri dedicati alla Felicità? Sì, certo che sì! E questo perché le persone hanno bisogno di promemoria, di segnali che ricordino loro che “possiamo farcela”, che esiste una certa bellezza dentro e fuori di noi. Le autrici e gli autori che hanno aderito a questo progetto hanno sviluppato un tema, per ogni loro competenza, in relazione alla Felicità: Troverete ovviamente il mio libro che fa da apripista; Kira Vanini, che si occuperà di meditazione: Sonja Collini, di comicità; Elisa Bussolo, di finanza; Giulia Astrella, di linguaggio in azienda. Questi libri sono “pratici”. Non sono manuali, ma esperienze di vita con esercizi finali e riflessioni importanti.

Stai già lavorando alla scrittura del tuo prossimo libro? Progetti futuri…

Certo! Ma non anticiperò ancora nulla sul nuovo progetto. Sarà un’opera di narrativa, questo sì. Attualmente, comunque, sono impegnata nella promozione del mio libro e nello sviluppo del mio canale YouTube I Salotti di Marcella, dove sto inserendo le interviste agli ospiti del mio libro e non solo, andrò oltre, approfondendo vari argomenti dedicati al benessere e alla bellezza. Sto sviluppando anche il mio canale Instagram dove potrete trovare commenti e immagini dedicate al mio campo d’azione e d’interesse.

Proseguirò, poi, con la direzione della Collana Sundarta, sempre che l’Editore, Il Dr Giuseppe Santelli, sia d’accordo… E dove prevedo la partecipazione di altre persone interessantissime.

Infine, proporrò sempre i miei corsi dedicati allo Hasya Yoga e alla Mindfulness.