Giornata Mondiale Autismo, focus sull’io e la vita sociale. La parola agli esperti

Giornata Mondiale Autismo, focus sull’io e la vita sociale. La parola agli esperti Giornata Mondiale Autismo, focus sull’io e la vita sociale. La parola agli esperti

Non sempre per un adulto nello spettro dell’autismo trova facile socializzare e non perché non gli piaccia.

Semplicemente, non gli sono chiare le regole implicite che esistono tra i rapporti di conoscenza o di amicizia. Oppure, prova molta fatica nel portare avanti l’interazione. Queste difficoltà possono causare tristezza e incomprensioni sia nell’adulto che vive nello spettro dell’autismo sia nelle persone che lo circondano.

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo che si celebra ogni anno il 2 aprile ci focalizziamo sulla capacità sociale e di interazione delle persone adulte con spettro autistico facendone chiarezza con Chiara Mangione, counselor per adulti nello spettro dell’autismo e Francesca Mela aka Ty Lancieri, counselor per adolescenti e adulti per CuoreMenteLab, entrambe formatrici nell’ambito dei disturbi dello Spettro e autrici del volume di self-help “Esplorare il proprio autismo. Manuale di formazione al benessere per adulti nello spettro autistico”, Edizioni Lswr.

Come si evolve la socialità nello spettro autistico?

La capacità di interagire socialmente è collegata direttamente al modo con cui si percepisce e si decifra la realtà, e incide sulla formazione sociale e personale. Alcuni aspetti specifici della socialità nello spettro tendono a essere la norma per le persone autistiche, che possono avere una vita relazionale soddisfacente e ricca, ma anche disseminata di ostacoli e punti critici. Quella della socialità è anche una delle aree in cui, di solito, lo stacco rispetto alle esigenze, alle motivazioni e alle modalità della maggioranza è più netto ed evidente, e in cui l’atipicità dell’esperienza della persona nello spettro può risultare particolarmente rilevante ed evidente.

La vita sociale e la relazione con gli altri sono gli ambiti in cui viene riportata la maggiore diversificazione riguardo ai modi, ai desideri, all’interesse, alle tempistiche e al piacere che l’esperienza procura.
Nella storia di alcune persone nello spettro autistico, l’accumularsi di una serie di problemi rilevanti nella vita sociale ha dato luogo a una successione di eventi negativi. Quando invece questo aspetto della vita non è considerato particolarmente problematico, specificità e atipicità di vario genere sono spesso maggiormente integrate nel tessuto della vita quotidiana.

Quando l’interazione sociale diventa faticosa?
Molti desiderano avere rapporti sociali, ma trovano impegnativo interagire o non hanno ben chiaro come si fa. Tanti tirano a indovinare o compensano, a costo di un’intensa fatica, la difficoltà a decifrare le regole sociali e il senso dei comportamenti delle persone con cui interagiscono. Altri possono riuscirci anche molto bene a seconda dell’ambiente in cui si trovano, del fatto di sentirsi a proprio agio, della presenza di persone fidate che mediano, dell’età e della situazione del momento. Altri ancora non sono interessati a entrare in relazione e tendono a non farlo o si impegnano a interagire un po’ come si prende una pastiglia tutti i giorni, sapendo che fa bene.

Avere caratteristiche ed esigenze differenti rispetto a quelle della maggioranza significa basarsi su dati atipici per orientarsi nella vita sociale, comunicare le proprie esigenze e capire quelle altrui, e per farsi comprendere e vedere dagli altri. La necessità di tradursi per farsi capire dagli altri può essere fonte di grande confusione e dolore, e dare luogo nel tempo a difficoltà anche molto serie che sono molto comuni, e anche molto diversificate, a seconda delle caratteristiche di ognuno, della sua storia e della situazione in cui vive.

Sentiamo parlare molto spesso del dolore, del disagio e dell’ansia che possono accompagnare l’incontro con gli altri….

Dedurre le regole sociali, leggere le richieste e capire il senso dell’interazione può essere faticoso e sconcertante. Spesso fin dalle primissime esperienze sociali si percepisce una discordanza tra le proprie inclinazioni e i propri desideri e la pressione che proviene dall’esterno, che è spesso difficile o impossibile da decifrare.

I giudizi altrui che tipo di impatto  hanno sulle persone nello spettro?
A seconda dell’architettura personale e delle esperienze, ognuno trae le proprie conclusioni e prende le proprie decisioni sociali. Nel farlo si è profondamente influenzati dai giudizi, propri e altrui, reali o percepiti, che nel corso del tempo si sono sommati alla propria esperienza di vita.

I giudizi sociali svolgono l’importante ruolo di rafforzare le relazioni in una rete sociale e di indirizzare tutte le persone verso comportamenti adatti alla vita in comune scoraggiando quelli non adatti. Spesso però nello spettro il contatto con il giudizio proprio o altrui, reale o percepito, modula dolorosamente l’esperienza sociale, filtrando decisioni e opinioni, e intervenendo nella percezione della realtà.

E’ possibile stare bene nell’interazione?
Nello scambio sociale tra adulti si dà per scontata una serie di regole e di convenzioni che possono essere molto distanti da quello che apparirebbe sensato o verrebbe istintivo fare o dire a molte persone nello spettro. Anche da adulti si può avere bisogno di ricevere spiegazioni o descrizioni esplicite, perché non sempre è semplice decodificare con facilità quello che risulta evidente agli altri o perché le convenzioni che regolano l’interazione continuano a non risultare chiare, a meno che non siano esplicitate volta per volta.
Comprensibilmente, molti adulti nello spettro dell’autismo raccontano di ritenere, per esempio, che lo scambio con gli altri debba avvenire con modalità da cui è difficile o impossibile discostarsi e spesso faticano a immaginare come farlo in modo diverso. I modi di fare e di interagire sono fluidi e accoglierli invece rigidamente può creare difficoltà di vario genere nella relazione con gli altri.

Lo stare in gruppo può essere vantaggioso?
Nella vita adulta non è facile per nessuno conoscere nuove persone e passare del tempo con qualcuno con cui si ha qualcosa in comune. Sapere cosa fa stare bene può aiutare a capire di cosa sia realmente bisogno, anche nella vita sociale. Per esempio, interagire con una sola o poche persone può essere più semplice rispetto a farlo in gruppo, dove spesso la situazione è più impegnativa per la grande quantità di segnali percettivi ed emotivi che è necessario gestire. Viceversa, stare in gruppo può essere gratificante per chi non ha un interesse specifico per rapporti particolarmente intimi e si sente a proprio agio nello scegliere di volta in volta con chi passare del tempo. Anche il luogo dove ci si incontra con gli altri influenza la qualità dell’interazione e la capacità di relazionarsi, quindi è utile tenerne conto, in particolare nei momenti di difficoltà, quando si è carichi emotivamente o se si vive la socializzazione come un punto critico.
Un luogo conosciuto, tranquillo e prevedibile può fare la differenza, mentre un ambiente sconosciuto e ancora da decifrare può complicare le cose, soprattutto quando si ha a che fare con persone nuove o con cui non ci si sente a proprio agio.