Il consiglio comunale di Westminster, sotto la guida dei Labour, ha recentemente introdotto una misura che ha sollevato molte polemiche e interrogativi sul concetto di inclusività e sulla lotta contro i pregiudizi inconsci.
Si tratta della “Privilege Walk”, un esercizio in cui i dipendenti del consiglio devono valutare il proprio vantaggio sociale attraverso una serie di domande. L’idea alla base di questo test è quella di sensibilizzare i partecipanti sui propri privilegi e di rendere più consapevole il personale riguardo alle disparità sociali, ma non tutti sono convinti che questo tipo di approccio sia efficace o giusto.
Nel contesto del consiglio comunale di Westminster, tutti i dirigenti e il personale coinvolti nell’assunzione dei lavoratori sono tenuti a partecipare a questa formazione obbligatoria sui “pregiudizi inconsci” e sul “reclutamento inclusivo”. Il focus principale è sensibilizzare il personale sulle disuguaglianze razziali e sociali, con l’intento di abbattere le barriere che ancora ostacolano l’accesso alle opportunità per le minoranze etniche.
Durante la “Privilege Walk”, i partecipanti sono chiamati a rispondere a una serie di domande relative alla loro vita personale e al loro background, come ad esempio: “Hai mai sentito parlare di discriminazione razziale nella tua vita?”, “Sei mai stato trattato in modo diverso a causa del tuo aspetto fisico?” o “Hai avuto accesso a una buona educazione?”. In base alle risposte, i partecipanti guadagnano o perdono punti, e alla fine del gioco, il punteggio finale rappresenta il loro livello di “privilegio”. L’idea alla base è che chi guadagna più punti rappresenta una posizione privilegiata, mentre chi perde punti si trova in una condizione svantaggiata.
Questo esercizio ha lo scopo di far riflettere i partecipanti sui propri privilegi sociali, razziali e economici, stimolando consapevolezza riguardo alle disparità esistenti nella società. L’iniziativa fa parte di un più ampio programma che include anche la promozione del reclutamento inclusivo, un tentativo da parte del consiglio di aumentare la presenza di “candidati non bianchi” in posizioni di alto livello, garantendo trattamenti preferenziali per le minoranze.
Mentre l’intento di combattere il razzismo e le disuguaglianze attraverso la consapevolezza può sembrare nobile, l’introduzione di un test come la “Privilege Walk” ha sollevato numerosi dubbi. Il concetto stesso di “privilegio bianco” è stato messo in discussione, con alcuni che sostengono che ridurre la questione della disuguaglianza a un gioco di punti possa banalizzare un problema complesso.
Uno degli aspetti più criticati di questa iniziativa è il modo in cui si applicano i concetti di pregiudizio e discriminazione all’interno di un esercizio che rischia di semplificare eccessivamente le problematiche razziali. Il test potrebbe anche essere visto come un tentativo di dividere le persone in base al colore della pelle, creando una divisione che, per alcuni, risulta anacronistica e controproducente.
Inoltre, l’idea di “trattamenti preferenziali” per le minoranze etniche nel reclutamento di candidati per posizioni dirigenziali può essere interpretata come una forma di discriminazione positiva, che potrebbe portare a nuove forme di disuguaglianza, sollevando interrogativi sulla meritocrazia e sulla giustizia nel processo di assunzione.
Quello che sta accadendo a Westminster è solo l’ultimo esempio di una politica woke che mira a combattere le discriminazioni razziali e a promuovere una maggiore inclusività. Tuttavia, questo approccio ha anche attirato critiche da chi ritiene che la politica dell’identità e il concetto di “privilegio” possano rafforzare stereotipi e polarizzare ulteriormente la società.
Alcuni sostengono che misure come la Privilege Walk possano risultare inefficaci nel raggiungere un vero cambiamento, poiché non affrontano le cause profonde delle disuguaglianze sociali ed economiche. Piuttosto che un gioco di punti, alcuni suggeriscono che sarebbe più utile adottare politiche concrete per affrontare le disparità nel mondo del lavoro, come la promozione di politiche di inclusione reale, la formazione professionale e la pari opportunità per tutti.
La Privilege Walk e le politiche di reclutamento inclusivo a Westminster sono esempi di come il concetto di woke culture stia influenzando le istituzioni e i luoghi di lavoro in tutto il mondo. Se da un lato queste misure puntano a sensibilizzare sui pregiudizi inconsci e a combattere le discriminazioni razziali, dall’altro suscitano un acceso dibattito su quanto possano essere davvero efficaci nel risolvere le disuguaglianze strutturali della società.
La strada per una società più giusta è complessa e richiede soluzioni che vanno oltre le etichette e i test simbolici. Solo attraverso politiche concrete e azioni mirate sarà possibile costruire un futuro in cui le opportunità siano veramente accessibili a tutti, indipendentemente dal colore della pelle o dal background sociale.

