La bellezza che risiede nella natura può essere una grande fonte di ispirazione. Ne sa qualcosa Andrea Vanzo compositore, pianista e produttore musicale.
È tra i più ascoltati al mondo sui social, con milioni di follower e un numero di ascolti che supera il miliardo ogni mese su tutte le piattaforme. È noto per i suoi video girati in mezzo alla natura, immerso in location incontaminate e suggestive.
Attraverso essi Andrea Vanzo porta la musica nei luoghi più naturalistici e meravigliosi che ci siano al mondo e che sono in grado di suscitare emozioni e sensazioni indite. Andrea li traduce in musica attraverso le sue composizioni musicali degne di nota che sono in grado di far intraprendere un vero e proprio viaggio emozionale.
Adrea suona in mezzo alla natura grazie ad piano smontabile. È un piano ibrido, acustico ed elettronico, smontabile in blocchi trasportabili a spalla, pensato per non inquinare, né acusticamente né ecologicamente. Uno strumento costruito per la sincronia musicale dei suoi video e ideato insieme al falegname Massimo Russo, con il contributo tecnico del padre Umberto Vanzo.
Delle sue composizioni musicali, della natura come fonte di ispirazione e in grado di suscitare emozioni ed immagini sensoriali indelebili ci racconta il noto pianista in questa esclusiva intervista.
Andrea, quando è nata la tua passione per la musica?
La passione per la musica è nata quando avevo circa 3 anni: obbligai i miei genitori a comprarmi una batteria e iniziai subito a prendere lezioni. A 11 anni, grazie alla professoressa Silvana Gaeta, mi innamorai del pianoforte. Da allora cominciai a seguire lezioni private al doposcuola, lasciando la batteria per dedicarmi al pianoforte e alla composizione.
Per te cosa significa comporre musica al giorno d’oggi?
Penso che comporre oggi non sia diverso da come lo era centinaia di anni fa. La sensazione che provo nel dare vita a un nuovo brano, così come gli ideali che mi spingono a farlo, credo non sarebbero cambiati se fossi vissuto in un’altra epoca: penso che avrei provato le stesse emozioni. Quello che cambia sono i mezzi. Oggi abbiamo il computer, gli algoritmi, l’intelligenza artificiale: strumenti impensabili fino a poco tempo fa. Ma alla fine, la vera differenza la fa sempre la creatività che possediamo e la nostra capacità di applicarla allo strumento che abbiamo a disposizione.
Dove trai l’ispirazione per le tue composizioni?
L’ispirazione nasce da un ricordo, da un’emozione particolare, da momenti della mia vita passata o presente. Un altro elemento fondamentale che la alimenta è il luogo in cui vivo, completamente immerso nella natura. A volte mi basta guardare fuori dalla finestra, respirare profondamente e poi sedermi al piano.
Quanto e in che misura il contatto con la natura può essere fonte di input creativi e ispirazione per un artista?
Per me la natura diventa musa ispiratrice, oltre che nel luogo in cui abito, anche durante i momenti di svago. Ad esempio, durante i viaggi che faccio, i trekking in montagna, semplicemente respirandola e stando in contatto con essa. Poi la natura ha avuto un ruolo importante durante la mia infanzia. Ero un bambino un po’ solitario e con la testa fra le nuvole, ma nel vero senso della parola. Vento, alberi, tempeste erano i miei amici. Questo è un vissuto che porto con me tuttora e si riflette sicuramente nella musica che scrivo.
Il messaggio che esprimi suonando nei posti più incontaminati e naturalistici è “si può creare bellezza senza impatto”. Puoi spiegarlo ai nostri lettori?
I miei video musicali si basano innanzitutto sul rispetto del luogo che mi ospita, un rispetto sia ambientale che culturale. Avrei potuto usare un elicottero per portare un pianoforte in cima allo Sciliar, a circa 2500 metri di altezza, ma non sarebbe stato rispettoso e avrebbe significato inquinare. Ho preferito invece creare un piano smontabile e portarlo in spalla. E dopotutto sono un amante del trekking. Penso che, alla fine, la vetta vada sempre un po’ conquistata.
Qual è il luogo più bello dove hai suonato finora e il cui ricordo ti porti nel cuore?
Forse ciò che porto più nel cuore è il video girato in Sardegna, terra natia di mia madre. La Sardegna è sempre stata un luogo difficile da raggiungere per me e la mia famiglia, vivendo a Bologna. Ed è proprio questa distanza, questa difficoltà nel poterla raggiungere, ad averle dato forse quel tocco di fascino in più.
Sei un musicista compositore molto seguito sul web e live. Come ti fa sentire ciò?
Mi sento molto fortunato. Quando ho iniziato a pubblicare la mia musica nel 2020, non avrei mai immaginato di poter raggiungere così tante persone nel mondo. Ho scelto i social come primo strumento per entrare in connessione con il pubblico. Certo, a volte possono essere controversi e avere controindicazioni se non utilizzati in modo consapevole; la loro parte positiva, però, è che in maniera democratica offrono la possibilità di entrare in contatto con milioni di persone in tutto il mondo. Ho iniziato così a postare i video in cui suonavo la mia musica e, in poco tempo, grazie alle condivisioni della community, sono riuscito a farmi conoscere sempre di più.
In autunno esce il tuo nuovo album. Ci vuoi dare qualche anticipazione?
Sì, il 10 ottobre uscirà Intimacy Vol. 2, il mio terzo album, probabilmente il più atteso. Al suo interno ci sono brani come Valzer d’Inverno, Les Madeleines e Dreaming to Fly, che hanno già riscosso grande successo come singoli pubblicati in anteprima. Intimacy Vol. 2 è la continuazione naturale del Vol. 1: ci sono voluti circa due anni per realizzarlo, due anni intensi ed emozionanti. In questo periodo sono entrato in contatto con i miei fan anche attraverso i miei primi concerti. Se all’inizio Intimacy raccontava la dimensione intima di una persona nella propria casa, ora mi sento cambiato: la connessione con il pubblico, gli incontri dopo i concerti, la scoperta di luoghi lontani come la Giordania o il Kazakistan hanno ampliato i miei orizzonti. È come se l’intimità si fosse riflessa in quella degli altri, trasformandosi in molteplici intimità condivise.
